La Dia di Catania ha posto i sigilli a imprese, immobili e conti bancari riconducibili al capoclan per un valore complessivo di oltre tre milioni di euro.
Catania – La Direzione Investigativa Antimafia ha posto i sigilli a un complesso imprenditoriale e patrimoniale di origine mafiosa. A seguito dell’accoglimento da parte della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania della proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica di Catania e dal Direttore della D.I.A., il Centro Operativo etneo ha dato esecuzione a un decreto di sequestro di beni nei confronti di Salvatore Giuliano e di altri nove soggetti a lui vicini.
Salvatore Giuliano, classe ’63, inizia la sua carriera criminale sin da giovanissimo. I molteplici illeciti compiuti nel tempo lo hanno portato a diventare vertice del clan Giuliano, operante principalmente nel territorio di Pachino (SR) e Portopalo di Capo Passaro (SR), storicamente legato al clan catanese dei Cappello. Personaggio dalla spiccata caratura criminale e di indiscussa pericolosità sociale, vanta una serie di delitti tra cui associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e molteplici reati contro il patrimonio. Nel corso della sua attività come capo mafia, ha influenzato le libere scelte della comunità locale, specialmente nel mercato ortofrutticolo.
In particolare, Giuliano impartiva ordini ai suoi sodali, inclusi atti di intimidazione ai produttori e commercianti di prodotti ortofrutticoli, riscossione delle estorsioni, e il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Utilizzava società e imprese agricole create ad hoc per riciclare il denaro delle attività illecite e gestiva i parcheggi in zone turistiche. È stato condannato a 24 anni di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso e estorsione.
Il decreto di sequestro ha permesso di porre i sigilli ai beni riconducibili a Giuliano, tra cui un’impresa individuale e tutti i beni aziendali e strumentali; una società di capitali e l’intero compendio aziendale della stessa; un’autovettura, 24 beni immobili tra terreni e fabbricati; rapporti bancari e postali di valore non inferiore a 1.000 euro. Il valore complessivo presunto dei beni sequestrati ammonta a circa 3 milioni di euro.