Dalle Bibbie agli scampati attentati, il presidente Usa evoca lo spirito divino. L’ex nunzio apostolico scomunicato invita a pregare per lui.
La “mano di Dio” sull’elezione di Donald Trump? Il 47esimo presidente degli Stati Uniti nel suo primo discorso dopo la vittoria parla del progetto divino – è scampato a ben due attentati – per tornare alla Casa Bianca e realizzare la sua missione. Il leitmotiv spirituale è stato anche al centro della sua campagna elettorale. Ad aprile, addirittura si era lanciato in una nuova avventura mettendo in vendita durante la settimana santa le bibbie ‘God Bless the Usa’, nome ispirato alla musica del cantante country Lee Greenwood che accompagna Trump ogni volta che sale sul palco in uno dei suoi comizi. Capace di idee commerciali – spesso bizzarre – l’ex presidente Usa era tornato in corsa alle elezioni con la trovata delle Bibbie.
E oggi quella presenza divina, sostiene Trump, lo ha riportato alla Casa Bianca per liberare il mondo dalle guerre perché è nel suo programma il cessate il fuoco in Ucraina e perché con lui i conflitti non si sono mai alimentati. E quella “mano di Dio” che non lo separa se non nella distanza e nel significato, da Maradona ha attraversato la storia per arrivare anche a lui. Ma c’è di più. L’endorsement a Trump arriva da monsignor Carlo Maria Viganò, l’ex nunzio apostolico negli USA scomunicato per scisma, che, subito dopo l’attentato al candidato alla presidenza Usa Trump, intervenne sui social per affermare che era stata ”la mano di Dio a salvare questo guerriero coraggioso”.
”La vittoria di Donald J. Trump nella competizione elettorale per la presidenza degli Stati Uniti d’America
costituisce un momento storico negli eventi drammatici del presente e segna una formidabile battuta d’arresto per il piano criminale del Nuovo Ordine Mondiale”, dice Viganò esprimendo le “più sentite congratulazioni al Presidente Trump, mentre ringrazio Nostro Signore per aver impedito che gli Stati Uniti
e il mondo occidentale cadessero definitivamente nei tentacoli dello Stato profondo e della tirannia globalista. La battaglia contro l’élite sovversiva di criminali psicopatici che tengono in ostaggio
l’Occidente non è finita: ora inizia”.
Così scrive sui social Viganò nell’esortare ”i cattolici americani e tutti i cristiani a pregare per il presidente Trump, affinché il Signore lo protegga in questa fase di transizione verso l’insediamento alla Casa Bianca, guidandolo nell’inevitabile sradicamento della lobby di persone corrotte e pervertite asserviti allo stato profondo. La sua azione determinata contro i traditori della Nazione indebolirà anche l’opera della chiesa
profonda, che oggi tiene in ostaggio la Chiesa cattolica. Che Dio benedica l’America”. Del resto “God Bless America” è la canzone patriottica americana per eccellenza, scritta da Irving Berlin durante la prima guerra mondiale nel 1918 e rivisitata da lui stesso in vista della seconda guerra mondiale nel 1938, successivamente incisa da Kate Smith, diventando la sua canzone simbolo.
E Trump, dopo la vittoria mentre muove i suoi secondi passi verso la Casa Bianca non ha peli sulla lingua: “Con me – ha detto nel suo primo discorso – non ci sono state guerre: ho sconfitto l’Isis, ma non ho mai iniziato una guerra. Il futuro dell’America è roseo, lo prometto. Dio mi ha salvato per una ragione: salvare il Paese, lo faremo insieme, userò tutte le mie energie per voi perché mi avete dato fiducia per ricoprire il più importante incarico al mondo. Nulla mi impedirà di mantenere le promesse. Iniziamo un grande viaggio: lasciamoci le divisioni alle spalle, proviamoci, il successo riunisce le persone. Dobbiamo sistemare questo Paese, per me sarà un grande onore farlo. Che Dio vi benedica. Che Dio benedica l’America”. Il saluto finale sulle note di Ymca.