Il ragazzo ha ammesso di aver sparato, ma sostiene di averlo fatto per difesa. Numerose testimonianze dicono altro: la vittima si era avvicinata da sola per fare da paciere. E spunta un audio: “Non tornare a casa, ci sono i carabinieri”.
Napoli – E’ stato convalidato il fermo per il minorenne accusato dell’omicidio di Santo Romano, il 19enne ucciso nella notte tra l’1 e il 2 novembre a San Sebastiano al Vesuvio, e del ferimento di un altro giovane di 19 anni. Stamani si è svolta l’udienza per la convalida ed è stato affidato l’incarico per l’autopsia sul corpo del giovane calciatore deceduto. Il minore, con numerosi precedenti e rilasciato lo scorso maggio dall’istituto penale minorile di Nisida, era stato fermato nei giorni scorsi dai carabinieri su ordine della Procura.
«Sì, sono stato io a sparare» ha confessato il 17enne davanti al magistrato della Procura dei minori. Il giovane ha ammesso di aver sparato un colpo ravvicinato contro Santo, colpendolo al petto, e di aver ferito Salvatore, amico della vittima, con un altro colpo che lo ha raggiunto al gomito. Il fermo è stato disposto dal magistrato, che lo ha ritenuto un soggetto pericoloso, capace di aggredire persone indifese e con un rischio concreto di fuga. Nella sua confessione, il ragazzo ha escluso il coinvolgimento dell’amico che era con lui in auto, affermando: «Non c’entra nulla». Ha riferito vagamente di aver «comprato la pistola dai rom», senza fornire ulteriori dettagli utili a rintracciare l’arma.
L’avvocato difensore, Luca Raviele, ha dichiarato che il suo assistito sostiene di aver agito per difendersi, affermando di essersi sentito minacciato: “Ero inseguito e circondato da 4 o 5 persone” ha detto il 17enne. Tuttavia, secondo le testimonianze, Santo si era avvicinato solo per fare da mediatore, cercando di calmare gli animi dopo una lite tra ragazzi scoppiata per un piede poggiato su una scarpa.
L’avvocato Raviele ha inoltre ricordato che il ragazzo ha problemi psichiatrici documentati da una perizia di due anni fa, legata a un caso di aggressione domestica verso la madre. Questa perizia sarà presentata al giudice e servirà da base per richiedere un accertamento sulla capacità del ragazzo di intendere e di partecipare consapevolmente al processo.
Intanto le indagini continuano e sarebbe spuntato un audio in cui un amico avvisa il killer, la notte dell’omicidio, di non tornare a casa: “Non tornare a casa, ci sono i carabinieri, ti stanno cercando…”. A riportare l’audio è il quotidiano “Il Mattino”. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire l’eventuale rete di complicità che potrebbe aver avvolto e protetto il giovane omicida nelle ore immediatamente successive al delitto.