Traffico di oppioidi a spese dello Stato: otto in manette in Brianza, c’è anche un medico

Il professionista avrebbe compilato almeno 750 ricette di farmaci, in genere utilizzati per la terapia del dolore, che finivano ad alimentare un giro d’affari clandestino da oltre un milione di euro.

Monza – Un medico di Marcallo con Casone, piccolo comune in provincia di Milano, dietro il pagamento di somme modeste prescriveva ricette “speciali” intestate a persone inconsapevoli, di farmaci oppiacei a carico del Servizio Sanitario Nazionale che venivano poi ritirati e spacciati da un’organizzazione criminale con base in Brianza.

L’indagine che ha posto fine alla truffa ai danni dello Stato e al traffico di stupefacenti è stata condotta dai carabinieri di Seregno sotto la direzione della procura di Monza e ha condotto all’arresto di otto persone, tra cui il medico coinvolto, nato nel 1955 e residente a Inveruno. I fermati includono tre cittadini italiani, tra cui due donne, e cinque uomini di nazionalità egiziana, accusati di vari reati come detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, corruzione, truffa ai danni del sistema sanitario e falsificazione di documenti pubblici.

L’inchiesta è partita circa un anno fa, quando una farmacista di Seveso ha notato una donna, che appariva stanca e malata, presentarsi con due ricette per farmaci oppiacei, intestate a persone diverse. Interrogata sui nominativi, la donna dichiarava che uno era il suo compagno e l’altro un amico, e che si stava occupando del ritiro per entrambi. Da questo episodio sospetto è scattata un’indagine su un presunto traffico di oppioidi, come Contramal e Oxycontin, utilizzati in genere per la terapia del dolore e ritirati a spese del SSN.

Il ritiro dei farmaci avveniva in oltre 220 farmacie sparse in tutto il nord Italia

Stando alle carte dell’inchiesta, il medico avrebbe emesso oltre 750 ricette per più di 1300 confezioni di oppiacei solo nel territorio regionale. Il gruppo si spostava frequentemente in varie zone del Nord Italia per ritirare i farmaci, operando in oltre 220 farmacie sparse tra Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, e Veneto, e coprendo diverse città per non destare sospetti. In alcune occasioni, anticipavano la visita con una telefonata per verificare la disponibilità del farmaco in farmacia.

Le autorità stimano che siano state ritirate circa 70mila pastiglie, poi rivendute a prezzi di 20-30 euro ciascuna o a blister per 100-120 euro, con un giro d’affari di oltre un milione di euro e un danno accertato per il sistema sanitario nazionale pari a circa 120mila euro. Anche il medico guadagnava dal traffico: per ogni prescrizione, a seconda delle quantità richieste, riceveva dai 15 ai 40 euro.

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