Banche dati violate, rubate informazioni di politici: 6 indagati. Melillo “Caso allarmante”

Per gli inquirenti le informazioni prelevate dalle banche dati strategiche nazionali, come lo Sdi, Serpico, per essere poi rivendute.

Milano – Un nuovo caso di dossieraggio e di hacker pronti a tutto colpisce la politica e le istituzioni. Sarebbero migliaia le informazioni prelevate dalle banche dati strategiche nazionali, stando alle
indagini della Dda di Milano e della Dna che ieri ha portato a 6 misure cautelari, tra cui i domiciliari per l’ex ‘super poliziotto’ Carmine Gallo. Tra gli indagati, che rispondono di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione – composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine e con al centro pure intercettazioni abusive – figurano Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe. Nell’inchiesta sono coinvolti anche ex dipendenti di un’altra società di investigazione, la Skp di Milano. Il gip Fabrizio Filice, ha accolto la richiesta di misure cautelari nei confronti di 6 soggetti mentre i pm avevano chiesto di arrestare un numero superiore di persone (16 a quanto pare le misure richieste). Contro l’ordinanza verrà proposto dalla Procura ricorso al tribunale del Riesame.

Questa indagine permette di “unire qualche puntino e comprendere meglio questo gigantesco mercato
delle informazioni riservate”
con “dimensione imprenditoriale” nella acquisizione delle informazioni riservate. Lo ha spiegato Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, nella conferenza stampa sull’inchiesta della Dda di Milano e della Dna. Melillo ha parlato di una “vicenda allarmante“. Vicenda che vede coinvolti anche Leonardo Maria Del Vecchio, il quarto dei sei figli del patron di Luxottica, che presiede Lmdv capital e il banchiere-finanziere Matteo Arpe nell’inchiesta della Dda milanese. In una nota Maria Emanuela Mascalchi, avvocata di fiducia di Del Vecchio sottolinea che lo stesso “attende serenamente lo svolgimento delle indagini preliminari che auspica si concludano rapidamente in modo da poter subito dimostrare la propria totale estraneità ai fatti e l’infondatezza delle accuse ipotizzate a proprio carico”. E aggiunge che “dalle imputazioni preliminari e dall’esito negativo della perquisizione, Del Vecchio sembrerebbe essere piuttosto persona offesa. Altri, infatti, sarebbero eventualmente i responsabili di quanto ipotizzato dagli inquirenti”.

Rispondono di accesso abusivo a sistema informatico in concorso. In particolare Del Vecchio jr. avrebbe commissionato ricerche di informazioni durante la complicata vicenda ereditaria della dinastia industriale che, attraverso Delfin, possiede azioni di Mediobanca, Generali, Luxottica e altre. E c’è almeno una seconda società di sicurezza e intelligence – la SKP che annovera fra i fondatori Luca Antonio Tartaglia, ex guardia del corpo di Silvio Berlusconi – coinvolta nell’inchiesta sullo spionaggio alle banche dati pubbliche di Inps, guardia di finanza, agenzia delle entrate e altre.

Inchiesta che ieri ha portato all’arresto ai domiciliari di 4 persone, fra cui l’ex ‘super poliziotto’ Carmine Gallo, 2 misure interdittive disposte dal gip Fabrizio Filice e il sequestro di alcune società, fra cui la Equalize srl controllata al 90% dal presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali. Il coinvolgimento attraverso ex dipendenti della SKP nell’inchiesta del pm Francesco De Tommasi e il sostituto Antonio Ardituro della Dna, con il Nucleo investigativo dei carabinieri di Varese, è stato anticipato questa mattina da La Stampa e confermato da fonti investigative. Il gruppo conta tra i fondatori l’ex poliziotto Roberto Lombardi, 32 anni nelle forze dell’ordine prima di darsi al privato, e Daniele Rovini. E’ nato nel 2004 per occuparsi di vigilanza, investigazioni, ronde, videosorveglianza, security nelle discoteche e nei locali di Milano per poi virare il proprio business verso un profilo industriale di alto livello. Offre servizi e soluzioni che arrivano fino all’intelligence, l’anti-pirateria, strumenti per forze di polizia giudiziaria e Procure.

La Equalize srl, al centro del fascicolo con le ipotesi a vario titolo di associazione a delinquere, intercettazioni illegali, accesso abusivo a sistema informatico, corruzione e violazione di segreto, è stata fondata da Gallo, per decenni collaboratore di magistrati come l’ex capo dell’Antiterrorismo milanese, Alberto Nobili di cui è stato testimone di nozze. L’ex poliziotto 66enne è amministratore delegato della società con il 5% delle quote. Il resto delle azioni è in mano al presidente Pazzali, 60 anni, già manager nel settore pubblico e privato in EUR, Vodafone, Fiera Milano, Sogei. La Equalize con 1,9 milioni di euro di giro d’affari e 648mila euro di utile nel 2023 si occupa di servizi di “gestione dati e informazioni commerciali” e “reti informatiche”, “investigazioni” e “verifiche dei sistemi di controllo”, management reputation.

Tra i dati sottratti dalla rete raggiunta da ordinanza di misure cautelari e decreti di sequestro disposti dal gip Fabrizio Filice ci sarebbero informazioni bancarie, giudiziarie, fiscali, sanitarie, segnalazioni di operazioni sospette. Tutte informazioni che sarebbero state prelevate dalle Banche dati strategiche nazionali, come lo Sdi, Serpico, e il sistema valutario legato alle cosiddette Sos di Bankitalia, per poi rivenderle su commissione di clienti, tra cui ci sarebbero anche alcuni media. Prelievi che riguarderebbero anche dati e informazioni sensibili di esponenti politici. Melillo nella conferenza stampa parlando di “un quadro molto allarmante”, ha affermato che “esige grande prudenza nella valutazione. La mole di dati
acquisiti dalle perquisizioni non solo in Italia,
ma anche all’estero, rende evidente che questa indagine richiederà molto tempo per delineare i contorni della vicenda”.

Melillo ha così ripercorso le origini dell’inchiesta della Dda e la Pna, partita dal 2022, che ha smantellato un presunto gruppo che, su commissione, riusciva a esfiltrare dati e informazioni sensibili e segrete dalle banche dati strategiche. “E’ allarmante per la dimensione imprenditoriale dell’esercizio dell’attività abusiva di accesso
clandestino alle informazioni riservate”.
“Mi preme sottolineare l’importanza di questa indagine sugli
attentati alla sicurezza cibernetica nazionale”,
ha aggiunto sottolineando che la “capacità di investigazione della procura di Milano e dei carabinieri di Varese ci consente di comprendere un pò meglio il funzionamento quello che ho definito di un gigantesco mercato delle informazioni riservate”.

Sono “decine” gli indagati dalla Direzione distrettuale antimafia e Direzione nazionale antimafia per l’attività di dossieraggio e spionaggio su dati riservati. Lo ha detto il Procuratore di Milano, Marcello Viola, che con Melillo ha parlato in conferenza stampa. Si tratta di “migliaia di accessi abusivi a sistemi informatici” dal 2022 a oggi, quando sono iniziate le indagini sulla rete di hacker e appartenenti o ex alle forze dell’ordine. Nell’ambito dell’inchiesta ”è stata eseguita anche la parte patrimoniale della misura, a fronte della considerazione che solo nell’anno passato sarebbero stati realizzati profitti per centinaia di migliaia di euro”.

Nell’inchiesta vi sono “conversazione intercettate” nelle quali gli indagati dicevano di voler acquisire informazioni riservate anche “con la diretta violazione delle strutture informatiche e sul punto si faranno opportune verifiche tecniche” per trovare “riscontri” a quei propositi. Lo ha spiegato il procuratore Viola che, con a fianco il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, ha spiegato che tra le “attività illegali” dell’organizzazione, che realizzava su commissione “i report”, sono state effettuate anche “riprese video” e “registrazioni di conversazioni destinate ad essere diffuse”, oltre che acquisizioni illecite di “chat whatsapp, mail”, ma anche “tabulati telefonici” e l’utilizzo di apparati per rilevare il “posizionamento” di cellulari. Per quest’ultima attività il gruppo si avvaleva di “soggetti svizzeri”.

Ci sarebbero manager di Barilla e il colosso dell’energia della famiglia Garrone, Erg, fra i clienti del gruppo di presunti hacker e dossieratori al centro dell’inchiesta della Procura di Milano con Carabinieri del ROS e Nucleo investigativo di Varese. Un senior vice president security della multinazionale del cibo avrebbe preso infatti contatti con la società di investigazioni Equalize di Carmine Gallo ed Enrico Pazzali per commissionare un dossier su un giornalista di Milano Finanza e scoprire chi fossero le sue fonti all’interno del gruppo che gli passavano notizie riservate, come anticipazioni sul cambio del management di Barilla. Per farlo viene chiesto esplicitamente di acquisire i tabulati e i dati sul traffico telefonico del cronista. “La strada da percorrere si può percorrere, parlo con i miei”, gli dice intercettato il super poliziotto Gallo.

“Ovviamente non ci sono, diciamo limiti di natura di nessuna natura – risponde il manager – nel senso che il tema è importante quindi si investe quello che c’è da investire”. Diversa la vicenda Erg dove, a prendere contatto con quelle che ora è ritenuta dagli inquirenti una banda di criminali informatici, è uno degli ‘internal auditor’ della società. Chiede di attivare “intercettazioni” sui device di alcuni dipendenti, sospettati di effettuare operazioni di “trading online” durante l’orario di lavoro, si legge nell’ordinanza del gip Fabrizio Filice che ha portato all’arresto ai domiciliari con braccialetto elettronico di Gallo, Nunzio Samuele Calamucci, Giulio Cornelli e Massimiliano Camponovo per associazione a delinquere, accesso abusivo a sistema informatico e intercettazioni illegali.

Interdetti per 6 mesi dalla professione invece due presunti agenti delle forze dell’ordine ritenuti infedeli: il sovrintendente della Polizia del Commissariato di Rho (dove Gallo è stato Commissario sul finire della carriera) e il maresciallo della guardia di finanza in forza alla Direzione investigativa antimafia di Lecce, Giuliano Schiano. Il gip ha infine sequestrato 3 delle 7 aziende coinvolte nell’inchiesta: la Equalize, la Mercury Advisor e la DAG mentre nel fascicolo sono accusate di illeciti amministrativi per “inosservanza degli obblighi di vigilanza” anche la Neis Agency, la SKP Investigazioni, la SKP Servizi di Sicurezza e la ML Multiservice.

Intanto, a quanto apprende l’Adnkronos la Commissione parlamentare Antimafia non dovrebbe occuparsi dell’inchiesta coordinata dalla dda di Milano A quanto fanno sapere dalla Commissione non emergono collegamenti con la criminalità organizzata nell’indagine di cui si occupa il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo per la sua competenza sulla cybersicurezza. A quanto si apprende dunque se non ci sono collegamenti con la criminalità organizzata, così come risulta fino a questo momento, la Commissione Antimafia non se ne occuperà così come del resto non si è occupata della vicenda del bancario in provincia di Bari. Altro argomento invece, sull’hacker coinvolto nell’inchiesta di Napoli poiché su questo caso sono in corso delle valutazioni.

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Riceviamo dall’avvocato Giada Bocellari e pubblichiamo:

Spett.le Redazione, Vi formulo la presente in nome e per conto di SKP Global Intelligence S.r.l. e dei signori Luca Antonio Tartaglia e Roberto Lombardi, che mi hanno conferito espresso mandato. In relazione alle notizie apparse in data odierna sul sito de Il Giornale Popolare (articolo a firma di Valentina Marsella), relative alla c.d. “Inchiesta Hacker”, la Società SKP Global Intelligence S.r.l. di Milano risulta del tutto estranea ai fatti di cronaca riportati e non è risultata attinta da alcun provvedimento giudiziario di sequestro. Risultano del tutto estranei e non sono indagati nemmeno i signori LUCA ANTONIO TARTAGLIA e ROBERTO LOMBARDI, che a tale Società fanno esclusivo riferimento, i quali risultano, dunque, indebitamente citati nell’articolo da Voi pubblicato. Si chiede, dunque, l’immediata rettifica, dandone adeguata pubblicità, e cancellazione di ogni riferimento ai soggetti sopra menzionati ed alla stessa Società, che è risultata indebitamente coinvolta per ragioni connesse ad una probabile (quasi) omonimia con altra e diversa Società, con gravissimo danno di immagine e altrettanto gravissime ripercussioni reputazionali.

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