Sarah Scazzi, parla Valentina Misseri e insiste: “L’ha molestata e uccisa mio padre”

La figlia di Michele: “Sicura che è stato lui. Ci ha provato, lei si è rifiutata. L’ha voluta zittire”. Lui conferma la versione a Le Iene.

Taranto – Torna a parlare dell’omicidio di Sarah Scazzi Valentina Misseri, figlia e sorella dei protagonisti del delitto di Avetrana, Michele Misseri e Cosima Serrano e sorella di Sabrina. “Mio padre ha ucciso Sarah, strasicuro”, dice la donna intervenendo a Farwest, il programma condotto da Salvo Sottile su Rai 3. E conferma una tesi che ha sempre sostenuto sin dall’inizio. “Secondo me lui ci ha provato con Sarah – ha detto riferendosi a Michele Misseri – Giustamente lei si è rifiutata. E forse lì mio padre ha temuto che Sarah l’avrebbe raccontato a noi anche per salvarsi o per scappare. Quindi secondo me lui lì poi l’ha voluta zittire, l’ha voluta zittire per sempre. Buona parte dell’opinione pubblica pensa che io faccia parte comunque di una famiglia di assassini, quindi vengo chiamata assassina”.

A pochi giorni dalla messa in onda della serie tv “Avetrana – Qui non è Hollywood” ispirata proprio al caso della ragazzina uccisa nel 2010 nella provincia di Taranto, la figlia di Michele Misseri e Cosina Serrano ha voluto riaccendere i riflettori sulla sua convinzione: la madre e la sorella sono innocenti. Michele Misseri è tornato libero dopo aver finito di scontare una condanna per occultamento di cadavere, mentre in carcere condannate all’ergastolo per omicidio ci sono la moglie e la figlia, Cosina Serrano e Sabrina Misseri. Due innocenti, secondo Valentina Misseri, che ha aggiunto di pensare e sentire ogni giorno la mancanza di sua madre: “Non posso confidarmi con lei, mi manca proprio un pilastro, è come se fossi orfana, come se non avessi più nessuno”.

Sabrina e Michele Misseri, Cosima Serrano e Sarah Scazzi

Nel frattempo, Michele Misseri continua a dichiararsi colpevole. Questa volta, però, aggiunge un dettaglio mai rivelato prima di fronte a una telecamera, ossia di aver provato ad abusare del corpo senza vita della nipotina: “Volevo violentare Sarah ma non sono riuscito”. E ancora, “sono io l’assassino di Sarah. Non mi credono perché mi hanno fatto cambiare le versioni. Non le ho cambiate io, me le hanno fatte cambiare”, confessa Michele Misseri ad Alessandro Sortino, giornalista de Le Iene. Il servizio completo andrà in onda domani, domenica 13 ottobre, in prima serata su Rai Uno. L’inviato ha passato due giorni nella casa dove Sarah Scazzi è stata uccisa, ad Avetrana.

Parlando con Sortino, Michele Misseri racconta di essere stato vittima di abusi sessuali quando era bambino: “Quando avevo sei anni mio padre mi portò in una masseria a fare il pastorello. Lì mi hanno violentato. Non l’ho mai detto a nessuno. E se l’avessi fatto sarebbe stato peggio. Erano due, padre e figlio, e io avevo circa sei anni. Mio padre non mi ha mai difeso perché io non potevo parlare, ma aveva capito qualcosa perché ci lavava le mutandine e vedeva. Neanche mia moglie e le mie figlie lo sapevano“, rivela lo zio della piccola Sarah, uccisa nel 2010. L’uomo ripercorre cosa accadde il 26 agosto 2010, quando vide la nipote in giardino. “Ho allungato la mano e l’ho presa dalle spalle, mi ha dato un calcio da dietro e mi è salito un calore. Forse voleva scappare e io ho preso la corda…”. 

Sarah Scazzi

E poi, la confessione inedita: “Volevo violentare Sarah ma non sono riuscito. Avevo allungato le mani qui nel garage, volevo continuare ma poi non l’ho più fatto. Sotto il fico l’ho spogliata ma poi non l’ho fatto più e l’ho rivestita. Erano due anni che non avevo rapporti sessuali con mia moglie, io dormivo nella sdraio, lei nel letto matrimoniale”. Misseri era in carcere dal 2017 ed è uscito con circa un anno di anticipo beneficiando della riduzione della pena per buona condotta, e della norma ‘svuotacarceri’.

Sulla possibilità che vi siano state delle forzature a riscontrare la colpevolezza di Sabrina Misseri e Cosima Serrano, Valentina ha detto che secondo lei “sì”, e ha aggiunto: “un pò sono proprio le carte che me lo dicono, perché comunque la prima versione ha un senso logico, cioè lineare. Si capisce cioè una storia, per quanto brutta, banale, anche una banalità che non è stata accettata. Tutto il resto per me è la sceneggiatura di un film. Dall’altra c’era proprio l’intenzione dall’inizio di prendere mia sorella. Buona parte dell’opinione pubblica pensa che io faccia parte, comunque no, di una famiglia di assassini e comunque sono amareggiati che io stia fuori e non in carcere insieme a mia madre e mia sorella. Nonostante io sia arrivata ad Avetrana quasi due settimane dopo. Ci sono stati momenti in cui ho pensato mesi dopo ho detto adesso verranno a prendere pure me perché così si accontenta di più l’opinione pubblica“.

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