Spaventa il sistema mafioso cinese a Prato, Fdi: “Istituire sezioni distaccate della Dda”

Due interrogazioni per porre il caso della scia di violenza nei Macrolotti pratesi che ha assunto dimensioni criminali impressionanti.

Roma – Due interrogazioni con la richiesta di istituire sezioni distaccate della Dda anche a Prato per contrastare fenomeni mafiosi di natura etnica confermano la volontà di Fratelli d’Italia di porre il caso
Prato all’attenzione della commissione Antimafia. Così una nota dei deputati di FdI, Chiara La Porta, pratese, e Francesco Michelotti, membro della commissione Antimafia. “Gli ultimi atti violenti ed intimidatori che si sono consumati a Prato e a Seano – affermano rifacendosi a recenti fatti di cronaca nera – sono purtroppo le ennesime ed agghiaccianti conferme non solo che il sistema mafioso sia una realtà radicata nel nostro territorio, ma che ormai abbia toccato livelli organizzativi tristemente peculiari e simbolici”.

I parlamentari entrano nel dettaglio degli episodi che vedono l’ombra non più offuscata nella mafia cinese: “Assoldare manovalanza per intimidire i lavoratori a Seano, prendendoli selvaggiamente a sprangate, e minacciarli di morte, in caso di ulteriori manifestazioni, così come dare alle fiamme l’auto di un imprenditore cinese adagiandovi, a poca distanza, una bara vuota con la sua fotografia, sono azioni che dimostrano quanto il nostro tessuto socio economico sia inquinato da una criminalità mafiosa ben strutturata, infiltratasi nel tempo e con caratteristiche sistemiche molto connotate”.

I deputati Francesco Michelotti e Chiara La Porta

Il grido d’allarme di FdI è stato costante lungo gli anni ed oggi è ancora più alto – proseguono -. Per questo abbiamo presentato due interrogazioni ai ministri dell’Interno, del Lavoro e delle Politiche Sociali e della Giustizia per chiedere, tra i punti, se non sia opportuno adottare istituire sezioni distaccate della Direzione Distrettuale Antimafia presso la procura della Repubblica di Prato, proprio per meglio conoscere ed affrontare con adeguati strumenti i fenomeni mafiosi di natura etnica. Entrambe, inoltre, confermano la nostra volontà di porre all’attenzione della commissione Antimafia il caso del sistema mafioso cinese a Prato, tra le priorità, peraltro, fin dalla sua istituzione. L’allerta di ogni livello istituzionale deve essere altissima, nessuno deve minimizzare una realtà criminale del nostro territorio, che è ormai divenuta un fatto”.

“La prossima volta vi spariamo”: hanno urlato queste parole un gruppo di 5 persone con il volto travisato, la notte dell’aggressione – due giorni fa – con mazze di ferro contro quattro persone che si trovavano al presidio di protesta ai cancelli della pelletteria Confezione Lin Weidong, a Seano, frazione di Carmignano, nel Pratese. Sul caso indagano i carabinieri, che hanno immediatamente raccolto le testimonianze dei feriti: secondo quanto riferito da quest’ultimi ad aggredirli sarebbero state persone italiane “assoldate da un sistema mafioso – come ha affermato in una nota Sudd Cobas – che controlla il distretto e cerca di mettere a tacere i lavoratori e il sindacato che li organizza. Lavoratori che lottano per il diritto di lavorare con dignità 40 ore a settimana invece che 12 ore al giorno 7 giorni su 7″.

L’area del Macrolotto

C’è infatti una lunga serie di episodi di violenza a stampo mafioso che si sono verificati nella zona dei Macrolotti pratesi, come evidenziato più volte da Sudd Cobas. In queste faide finiscono in mezzo lavoratori che non hanno nessun tipo di responsabilità. Esiste un’economia criminale sul territorio che fa paura. E i lavoratori sono soli a portare avanti la battaglia contro il lavoro nero, lo sfruttamento ed il caporalato. Nel 2018 centinaia gli uomini della Polizia di Stato si erano mobilitati nella maxi operazione, denominata ”China truck’: 33 gli ordini di arresto emessi, oltre 50 gli indagati. Tutti di origine cinese. Preso anche il ‘capo dei capi’, il 57enne Zhang Naizhong, detto “l’uomo nero”, residente a Roma, in viale Marconi, arrestato proprio a Prato, nell’area del Macrolotto dagli uomini della squadra mobile.

L’organizzazione agiva soprattutto nel settore dei trasporti, reimpiegando fondi illeciti derivanti da attività illegali quali spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, gestione di sale da gioco clandestine e locali notturni, usura, estorsioni. “Società di trasporti del territorio venivano acquisite con modalità e metodi tipicamente mafiosi, grazie all’intimidazione e alla violenza. L’operatività e la capacità di infiltrarsi nelle attività economiche legali di questa organizzazione mafiosa era sconvolgente”, disse l’allora procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho.

Uno dei tanti blitz della Finanza a Prato

I deputati di Fdi Chiara La Porta, pratese, e Francesco Michelotti, firmatari delle due interrogazioni, da tempo sono impegnati su questo fronte. Lo scorso anno hanno condiviso la preoccupazione del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano Marcello Viola in merito al sempre maggiore radicamento della criminalità cinese in molte zone d’Italia. “Pensiamo per esempio alla Toscana, – dissero allora – dove è molto alta la presenza di attività illegale, dovuta alla sempre più preoccupante penetrazione della criminalità cinese. Droga, riciclaggio e prostituzione, come ha spiegato il procuratore Viola, sono le maggiori attività illegali a cui sono dedite le criminalità straniere, che ormai da molti anni sono riuscite a mettere le mani in parte del tessuto produttivo italiano. Ringraziamo il lavoro straordinario delle forze dell’ordine e della Dda, sempre in prima linea nella lotta alle mafie e contro il crimine”.

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