La premier tra “talpe” e “spioni”: chi c’è dietro l’onda eversiva contro il governo?

L’ipotesi di azioni mirate su commissione dietro impiegati comuni che fanno da capro espiatorio di un sistema criminale molto più ampio.

Roma – “Dacci oggi il nostro dossieraggio quotidiano”. La premier Giorgia Meloni esordisce così su X dopo aver saputo dell’inchiesta di Bari. Aperta dopo che è scattato l’allarme su un ex dipendente di Intesa Sanpaolo che spiava i conti correnti delle sorelle Meloni, di Ignazio La Russa, dei ministri Guido Crosetto, Daniela Santanchè e del giornalista Andrea Giambruno, ex compagno della premier. L’ex dipendente della banca, accusato di aver effettuato circa 7mila accessi non autorizzati a conti correnti bancari avrebbe preso di mira tra le personalità coinvolte, esponenti di spicco del mondo politico e istituzionale, a partire dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e sua sorella Arianna, responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia.

Prima il dossieraggio, poi l’attacco hacker ai server del ministero della Giustizia. E ora un ex impiegato che spia i conti correnti delle personalità politiche e istituzionali. Compreso il procuratore della Direzione nazionale antimafia, Giovanni Melillo. Ma chi c’è dietro gli attacchi? In uno scenario in cui si attenta ai simboli della vita politica e democratica ci si chiede cosa stia accadendo. Quello che colpisce però, è che sia nel caso di Carmelo Miano, l’hacker arrestato per le violazioni ai server di via Arenula, sia nell’inchiesta di Bari, gli spioni siano impiegati. Persone comuni. Che agiscano su commissione? Nell’inchiesta sull’hacker che ha preso le mosse dalla Procura di Napoli, Nicola Gratteri aveva detto: “Ha creato una banca dati per migliaia di file, anche di criminalità organizzata. Ed è possibile che abbia agito su commissione“.

Giovanni Melillo

E aveva aggiunto: “Non sappiamo se ci siano i servizi segreti stranieri” dietro gli attacchi “sistematici”, Ha creato una banca dati per migliaia di file. Materiale per mesi. Nel corso dell’inchiesta si sono svolte diverse riunioni di coordinamento presso la DNA a Roma, anche con il supporto delle Università di Torino e Roma che hanno “collaborato attivamente sui ragionamenti e su come impostare reazioni ad ogni incursione nella rete del ministero della giustizia e di più Procure”. Che sia anche nel caso dell’inchiesta di Bari uno spionaggio su commissione? Capri espiatori impersonati da impiegati che nascondono un sistema criminale molto più ampio. Onda eversiva? Forse, ma su commissione.

Un sistema che addirittura sfida chi indaga. E che oltre a punire i politici intenta un duello “criminale” con gli inquirenti? La bomba deflagrata all’interno della stessa Dna con il caso dossieraggio e lo spionaggio del finanziere Pasquale Striano. L’hacker sotto indagine che entra nel sistema per spiare la sua posizione processuale. Solo questo? Oppure qualcuno dietro di lui muove i fili? E ora l’impiegato di banca che viola il conto corrente di Giovanni Melillo oltre che quello dei vertici governativi. L’onda eversiva su commissione che agita il sistema. Degli eversivi parla Giovanni Donzelli, vicepresidente del Copasir, commentando
l’inchiesta della procura di Bari: “E’ evidente che sono molteplici i tentativi di dossieraggio, ogni tanto ne spunta qualcuno, per provare a inquinare la democrazia. Per fortuna non abbiamo niente da nascondere ma questo è un tema che dovrebbe preoccupare e allarmare chiunque ha un minimo di consapevolezza democratica”.

Donzelli entra nel vivo degli attacchi alla premier e al governo: “Esistono persone che non accettano che Giorgia Meloni guidi il governo perché ha vinto le elezioni e che gli italiani stiano continuando a dare consenso a questo governo dopo due anni. Non lo accettano e non se ne fanno una ragione e cercano scorciatoie per aggirare la democrazia”, osserva il parlamentare di Fdi secondo il quale rispetto agli accessi abusivi “non c’è un problema di carenza di legge ma di carenza di coscienza democratica in chi si oppone a questo governo”. Tra i conti spiati anche quelli di altre autorità: un gesto “contro le istituzioni – conclude l’esponente di FdI – ma fosse anche un singolo cittadino sarebbe un gesto eversivo andare a spiare vicende private per provare a controllarne le scelte”.

Il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Elisabetta Gardini parla in maniera più soft della “telenovela – che prosegue – a colpi di delazioni ai danni di politici, per la maggior parte di centrodestra. Stavolta, oggetto delle incursioni telematiche dei guardoni, sono i conti correnti di Giorgia e Arianna Meloni
oltre a quelli dei ministri La Russa e Crosetto e di altre personalità istituzionali, attraverso accessi abusivi. Non c’è giorno che passi senza che qualcuno provi a infiltrarsi nelle vite private di esponenti politici, quasi sempre appartenenti allo schieramento della maggioranza di governo. La sicurezza informatica – ammonisce – è un campo che necessita di un maggiore controllo per assicurare la più efficace prevenzione e scongiurare eventuali scambi illeciti di informazioni. È necessario che le autorità garantiscano la massima trasparenza per porre fine a queste squallide soap opera spiate dal buco della serratura”.

Intesa Sanpaolo intanto assicura: “Il comportamento del dipendente non in linea con le procedure interne e la normativa di settore è emerso nel corso delle ordinarie attività di controllo, incluso un articolato sistema volto a individuare eventuali comportamenti anomali o a rischio relativi alle consultazioni effettuate dai dipendenti della Banca autorizzati al trattamento dei dati della clientela”. In relazione all’inchiesta della procura la banca sottolinea che oltre ad avere adottato “tempestivamente nei confronti del dipendente le opportune iniziative disciplinari” si è “provveduto a informare le autorità competenti”. Restano comunque molti interrogativi su chi muova i fili dello spionaggio ormai visto e rivisto in più inchieste. E anche si si precisa che non ci sono collegamenti tra l’inchiesta di Perugia e quella di Bari, molte domande restano senza soluzione.

Il leader di Italia viva, Matteo Renzi, sull’inchiesta relativa al dipendente di banca per accessi “abusivi” a banche dati afferma: “Quello che forse non è ancora chiaro è che le informazioni digitali che abbiamo sul telefono, sulle applicazioni bancarie, sulle email sono informazioni da proteggere con la massima cura contro le illecite iniziative di singoli e anche di istituzioni non autorizzate. La gente pensa che sia un tema di serie B ma nel mondo digitale questi dati sono ormai dappertutto e la tutela della privacy è diventato per noi un diritto umano fondamentale. Solidarietà a Giorgia Meloni e agli altri 6.999. E speriamo che tutti imparino a difendere i diritti non solo degli amici ma anche degli avversari”.

Quello che colpisce è anche che Melillo sul caso dossieraggio definì un “fatto di una gravità estrema”, che quasi tutti gli accessi convergono verso un’unica direzione: una “determinata area politica che era quella che andava formando l’attuale maggioranza e il governo”. Il procuratore nazionale antimafia ascoltato in audizione in Commissione antimafia ora è finito tra gli spiati a Bari. E ancora, attacchi al governo da dentro e fuori, con possibili serpi in seno. Le chat di Fratelli d’Italia nel mirino di una o più talpe? Ci si chiede chi siano i colleghi di partito responsabili di alcune fughe di notizie, a partire dal nome del giudice della Consulta finito con l’ottava fumata nera. Il ministro della Difesa Guido Crosetto è pronto a denunciare chi ha spifferato notizie che dovevano restare riservate.

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