L’inchiesta sugli ultras risolve un ‘cold case’ del ’92: l’omicidio di Fausto Borgioli

Le indagini del Gico e dello Scio della Gdf hanno accertato il coinvolgimento di Pino Caminiti nel delitto del luogotenente di Turatello.

Milano – L’inchiesta che ha messo sotto scacco i capi ultras di Inter e Milan e che non manca di colpi di scena, ha risolto anche un cold case. Per l’omicidio, che risale al 1992 e finora rimasto irrisolto, di Fausto Borgioli, detto “Fabrizio”, luogotenente di Francis Turatello, protagonista della mala milanese degli anni ’70 assieme a Renato Vallanzasca e ad Angelo Epaminonda, è stata notificata oggi dalla Gdf una misura cautelare in carcere a Giuseppe Caminiti. Quest’ultimo è già in cella da lunedì nell’ambito dell’operazione “Doppia curva”.

A incastrare Caminiti, “diretta emanazione della ‘ndrangheta per espressa e plurima ammissione” e in affari con Andrea Beretta, leader della tifoseria nerazzurra, nella gestione alcuni parcheggi “abusivi” vicino a San Siro, sono state anche alcune intercettazioni del luglio 2020. Ebbene, le indagini del Gico e dello Scio della Gdf hanno permesso di accertare il coinvolgimento di Caminiti nell’omicidio dell’ex appartenente alla banda criminale di Turatello, ucciso il 19 ottobre 1992 con 5 colpi d’arma da fuoco nei pressi dell’oratorio ‘Don Orione’, nel quartiere di Lorenteggio. 

Le indagini successive a quei fatti avevano già permesso all’epoca di individuare Caminiti come uno dei tre possibili soggetti calabresi vicini ad ambienti malavitosi e indagati per traffico di droga responsabile dell’omicidio ma gli elementi non erano stati sufficienti a sostenere l’accusa in aula. Il calabrese Giuseppe Caminiti, detto “Pino”, è dunque ritenuto dalla Procura milanese anche “l’esecutore materiale” di quell’omicidio di 32 anni fa. Secondo gli inquirenti il 55enne, ritenuto vicino a esponenti di spicco della ‘ndrina degli Staccu di San Luca in provincia di Reggio Calabria e coinvolto nei business illeciti sulla gestione dei parcheggi del Meazza, sarebbe coinvolto nell’omicidio di Borgioli.

Un omicidio che avvenne per un presunto regolamento di conti per questioni di spaccio visto che Borgioli, aveva precedenti per quei reati. Tanto che entrava e usciva dal carcere per droga. Nel provvedimento del gip Domenico Santoro si fa riferimento anche ai precedenti per droga di Caminiti. Tra il ’92 e oggi di acqua ne è passata sotto i Navigli di Milano. Tra gli anni Settanta e Ottanta a Milano venivano commessi in media 150 omicidi all’anno. Era una città violenta, tra terrorismo, bische, spaccio e sequestri di persona. Era la Milano di Vallanzasca e Turatello, e anche del suo fido Borgioli.

Vallanzasca, Turatello e Angelo Epaminonda

Trent’anni dopo, al centro dell’inchiesta di oggi, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della procura della Repubblica di Milano, ci sarebbero gli affari collegati a San Siro. Un business – fatto di biglietti rivenduti a prezzi maggiorati, parcheggi, merchandising e vendita di bibite all’interno dello stadio – che avrebbe visto le due “fazioni” agire in autonomia o spartirsi la torta. Nell’inchiesta della squadra mobile, guidata da Alfonso Iadevaia, vengono ricostruiti pressioni sulle società, episodi violenti, gli interessi sui parcheggi – con imprenditori vicini alla ‘ndrangheta – e le mire delle due curve per un mare di affari.

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