Ventuno fermi eseguiti durante l’operazione interforze “Mare Nostro” coordinata dalla Dda di Potenza. Indagato il sindaco di Scanzano Jonico.
Potenza – Dettavano legge sul mare tra Metaponto e Nova Siri, sulla costa ionico-lucana, dove nessuno poteva pescare o svolgere attività turistiche senza pagare la “parte” ai clan Scarcia-Scarci. Una “signoria” alimentata da intimidazioni, violenze e minacce, un monopolio difeso con armi ed esplosivo. Questa mattina gli equilibri di questa “confederazione mafiosa” sono stati terremotati dall’operazione “Mare Nostro”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza e sviluppata in sinergia dalla Squadra Mobile della Questura di Taranto, dai Carabinieri del R.O.S., dalla Compagnia di Policoro e della Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto e della Compagnia di Policoro.
Il blitz interforze ha dato esecuzione a 21 decreti di fermo per associazione di stampo mafioso, estorsione illecita concorrenza, detenzione e porto illegale di esplosivi e di armi. L’operazione ha visto impegnati 200 unità tra il personale delle diverse forze di polizia oltre a mezzi, unità cinofile, elicotteri ed altre unità.
I provvedimenti sono stati eseguiti d’urgenza perché la Procura riteneva concreto il pericolo di fuga degli affiliati ai due clan che si spartivano il controllo della costa: la famiglia Scarci, con al vertice Andrea Scarci, e quella Scarcia, retta da Salvatore e Daniele Scarcia, in passato raggiunti da sentenze di condanna passate in giudicato per fatti di criminalità organizzata, ma ritenuti in grado di controllare le attività economiche e criminali del litorale anche durante lo stato di detenzione.
Tra le carte dell’inchiesta le minacce ai giostrai, ai pescatori e persino ai venditori ambulanti di pesce. Per comprendere il grado di assoggettamento imposto all’ambiente circostante dai clan i magistrati ricordano l’atto di deferenza, il cosiddetto “inchino”, prestato la mattina del 15 agosto scorso a Scanziano Jonico, dalla Processione del Mare con la statua della Vergine portata in barca, fermato dinanzi al tratto di spiaggia, ora libero, ma in un recente passato occupato dallo stabilimento balneare gestito dagli Scarci e dove vengono rimessate, a tutt’oggi, le barche da questi utilizzati per uscire in mare. Per l’inchino è stata notificato a Pasquale Cariello – sindaco di Scanzano, che era alla guida del corteo religioso – un avviso di garanzia per turbativa di funzioni religiose. Nel corso dele attività di perquisizione a carico degli indagati sono stati sottoposti a sequestro, munizionamento, preziosi, somme di denaro contante per circa 220.000 euro, buoni fruttiferi per 40.000 curo.
TUTTI I NOMI DEI FERMATI:
1 . FLORIO Mario .C(l 1960)
.2 GAGLIANDRO Francesco C(.l 1987)
3. GAGLIANDRO Giuseppe (Cl.1960)
.4 NGJELA Xhoni (Cl. 19)
5. PASSARELLI Giuseppe (C.l 1973)
6. SCARCI Andrea (Cl. 1954)
7 . SCARCI Giuseppe (C.l 1955)
8 . SCARCI Luciano (Cl. 1985)
9. SCARCI Pietro (C.l 1978)
10. SCARCIA Adriano (Cl. 1962)
1. SCARCIA Daniele (Cl. 1973)
12. SCARCIA Emanuele (Cl. 1987)
13. SCARCIA Giuseppina (C.l 1989)
14. SCARCIA Salvatore (Cl. 1967)
.51 BOCCIA Egidio C(.l 1981)
16. GIORDANO Antonio (C.l 1984)
17.COTUGNO Saverio (C.l 1973)
18. MULLAJ Alessio (Cl. 20)
19 ALBANO Pietro .C(l 1991)
20. LOFRANO Matteo (C.l 1986)
21.DINISI Pasquale C.(l 1983)