Mistero ad Hammamet: 007 italiani intossicati dal cianuro, uno è morto

Dietro il sospetto avvelenamento c’è anche il retroscena sulla loro partecipazione all’arresto del “re del calcestruzzo” in Tunisia.

Hammamet – Una “spy story” avvolta nel mistero che vede protagonisti nella città tunisina quattro 007 italiani. C’è un quinto protagonista del giallo: il cianuro, che come altri veleni è stato dagli albori dell’antica Roma un killer spietato, invisibile e silenzioso. Il modo più subdolo per costringere al silenzio. Un agente dei servizi segreti di 62 anni è morto, uno finito in coma farmacologico, altri due sono intossicati. Il sospetto è l’avvelenamento. Quello che trapela è che dopo aver ingerito una bevanda alcolica artigianale ottenuta dalla fermentazione di noccioli di pesco, è accaduto l’evento inaspettato.

A svelare la “spy story” è stata l’agenzia di stampa Nova: un italiano è morto ad Hammamet durante una cena tra otto amici ed era un agente dell’Aise, l’ex Sisde, dopo aver ingerito la bevanda sotto accusa. Tra i partecipanti, altri tre hanno necessitato di ricovero nel centro anti-veleni di Tunisi. Per uno di loro, un altro 007, in forma all’Aisi, è stato necessario indurre il coma farmacologico. Sulla vicenda, a quanto si apprende, si è già mosso il Copasir. Si tratterebbe – secondo altre fonti – di agenti non più organici all’intelligence, che dopo aver lasciato il servizio operativo sono andati in pensione.

Hammamet

Si indaga sull’accaduto e si seguono diverse piste: la prima è quella di un incidente, con un liquore fatto in casa, ma tanti sono i dubbi. Alcune fonti citate da Nova avrebbero svelato che la causa del decesso dell’italiano è “avvelenamento da cianuro”. Gli agenti non hanno potuto verificare la presenza del veleno nella bevanda servita ai commensali perché il proprietario dell’immobile si è sbarazzato del liquido prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. E poi c’è un’altra storia che si intreccia a questa. I quattro 007 facevano parte di una squadra che aveva partecipato alle indagini culminate nell’arresto, lo scorso agosto in Tunisia, di Angelo Salvatore Stracuzzi, noto come “re del calcestruzzo”.

L’uomo, 57 anni, era stato coinvolto nelle operazioni antimafia “Progresso” e “Progresso 2”, ma non è mai stato condannato. Nel 2016, la Guardia di Finanza gli aveva confiscato beni per un valore di 19,5 milioni di euro. Attualmente è sottoposto ad una misura cautelare in carcere in Italia, per presunti reati di trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso. L’imprenditore di Licata in passato era già stato colpito da un sequestro patrimoniale e dalla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, perché ritenuto contiguo a Cosa Nostra agrigentina.

Ed è questo contesto ad aver suscitato dubbi, facendo pensare a qualcosa di più che un banale incidente. Con l’indagine in corso della polizia tunisina, i dettagli sugli esami e i risultati dell’autopsia sono coperti dal segreto istruttorio. Tuttavia, fonti giudiziarie tunisine hanno confermato a “Nova” che la causa della morte è “avvelenamento da cianuro“. E infine c’è la ridda di voci che suggeriscono che gli italiani avrebbero dato vita ad un “festino” a base di alcol, prostitute e droga, finito male. Il mistero è davvero intricato. Quello che è certo è che per secoli il delitto perfetto si è servito del veleno, ma ancora ai giorni nostri c’è chi torna all’antico omicidio.

Arsenico, cicuta, belladonna hanno tolto di mezzo molti personaggi scomodi, dalle corti tra re e regine e nell’antica Roma, lasciando ai vivi poche prove su cui indagare. Come Socrate che bevve la cicuta dopo essere stato condannato a morte da una giuria ateniese. E pare che almeno cinque papi siano stati uccisi. Clemente II morì misteriosamente nel 1049. Novecento anni dopo il suo corpo fu riesumato e furono scoperte tracce di piombo. Nel 1979, papa Giovanni Paolo I morì dopo 33 giorni di pontificato: sulla sua morte ci sono diverse teorie, tra cui una che sostiene che sia stato avvelenato. Ancora più misterioso l’avvelenamento di Alexander Litvinenko, un ex agente dei servizi segreti russi, rifugiato a Londra dopo aver denunciato pubblicamente i suoi superiori. Litvinenko si ammalò pochi giorni dopo essersi incontrato con alcuni agenti segreti russi in un albergo di Londra.

Alexander Litvinenko, ex agente dei servizi segreti russi

La malattia durò poche settimane, poi Litvinenko venne ricoverato in ospedale: perse i capelli, dimagrì notevolmente e diede pubblicamente la colpa per la sua condizione a Vladimir Putin. Una successiva indagine sulla sua morte mostrò che era stato ucciso da una dose di polonio, un elemento radioattivo che presumibilmente era stato aggiunto a qualcosa che aveva bevuto. E ancora, la mente torna a casi più recenti e ad altrettanti misteri: come quello del banchiere della mafia Michele Sindona che muore 56 ore dopo esser entrato in coma per aver bevuto un caffè al cianuro nel supercarcere di Voghera, dove si trovava per scontare l’ergastolo per l’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli. La sua morte sarà archiviata come un suicidio. Sindona si porterà nella tomba molti segreti d’Italia e resta il dubbio che qualcuno abbia voluto, in questo modo, assicurarsi il suo silenzio.

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