Toghe coinvolte nel dossieraggio? Nordio: “Gravità inaudita, pronto a intervenire”

Il “verminaio” scoperto da Raffaele Cantone ha proporzioni che ancora non si conoscono a fondo: oltre 200mila dossier, o forse di più.

Roma – “Nel caso in cui fossero coinvolti magistrati, il mio ministero interverrebbe secondo i suoi obblighi istituzionali. Una cosa è certa: si tratta di fatti di gravità inaudita, sui quali va fatta chiarezza senza indugio”. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, commentando lo scandalo dossieraggio che vede politici e personaggi pubblici spiati dal finanziere Pasquale Striano, quando era in servizio alla Procura nazionale antimafia, non nasconde il suo estremo disappunto.

“Qui in Italia c’è uno scandalo: gli oltre 200 mila dossier raccolti in modo illegale a danno di altrettante persone, tra le quali, probabilmente, molte personalità della politica. E’ coinvolta la Superprocura antimafia: le dimensioni di queste interferenze illecite – spiega Nordio – sono state denunciate sia dal procuratore antimafia sia dalla Procura di Perugia. Non sappiamo ancora quale sia la loro estensione reale, ma essa dovrà essere accertata, nel rispetto delle rispettive competenze, sia dalla magistratura sia dalla Commissione antimafia”.

La matassa da sbrogliare è complicatissima, e potrebbe chiamare in causa anche le toghe. In quel caso la bufera già in corso sarebbe un urgano di proporzioni epiche. E il Guardasigilli si rende conto di questo. E va fatta “chiarezza senza indugio”, dice in un’intervista al Giornale. Questa chiarezza non è stata fatta nella vicenda Palamara: “Purtroppo no. Condivido in pieno l’opinione del collega Gratteri, con il quale spessissimo sono in completo e cordiale disaccordo, che Palamara non agiva da solo, e che nel Csm bisognava ‘voltare pagina’. Invece sulla pentola bollente è stato messo un coperchio frettoloso, che ha contribuito al discredito della magistratura. Ma ovviamente c’è sempre la possibilità, e direi la necessità, di fare quella chiarezza che a suo tempo è mancata”.

Paolo Mieli, storico e giornalista sempre moderato, sostiene che c’è una centrale che governa i dossier, e che se non si stronca finisce che diventa inutile persino andare a votare perché il potere è tutto in mano a questa centrale: “Paolo Mieli è un acutissimo osservatore della politica e anche della giustizia, ed è stato il primo a definire il sistema Palamara un ‘verminaio’. Purtroppo non è stato ascoltato. Non so se ora stia esagerando. So solo che le sue osservazioni dovrebbero esser tenute nella dovuta considerazione. Per quanto è di nostra competenza lo saranno”.

A marzo scorso, quando era esploso il caso dossieraggi, il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva avuto un confronto serrato con il Guardasigilli Carlo Nordio. Lo scandalo sui politici e personaggi pubblici spiati dal finanziere Pasquale Striano quando era in servizio alla Procura nazionale antimafia era divampato. Un “fatto di una gravità estrema”, quasi tutti gli accessi convergevano verso un’unica direzione: una “determinata area politica che era quella che andava formando l’attuale maggioranza e il governo”. Lo aveva detto il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo – ascoltato in audizione in Commissione antimafia – puntando il dito contro i tentativi di strumentalizzazione dell’indagine che “incrinano l’immagine” del suo ufficio.

E a sei mesi da quell’incontro Nordio-Crosetto ci sono degli sviluppi. Nei prossimi giorni, infatti, il ministro della Difesa verrà ascoltato dal Copasir sulla vicenda e dei rapporti con l’Aise. A confermarlo il presidente del Comitato, Lorenzo Guerini, che ha detto: “Sulla base delle carte faremo un ciclo di audizioni nel quale ci sarà anche il ministro Crosetto che ha dato la sua disponibilità. E’ una questione di definizione di agende, sarà nei prossimi giorni”. A marzo durante il colloquio tra i titolari di Difesa e Giustizia, Nordio aveva ipotizzato una “commissione parlamentare d’Inchiesta con potere inquirente, per analizzare una volta per tutte questa deviazione che già si era rilevata gravissima ai tempi dello scandalo Palamara e che adesso, proprio per le parole di Cantone, è diventata ancora più seria”.

Raffaele Cantone

Numeri di una mole “mostruosa” ed “inquietante”: una sorta di “verminaio”. In commissione parlamentare Antimafia Cantone aveva svelato la portata di un’indagine ben più ampia del dossieraggio sotto la lente della Procura di Perugia. Più ampia perché c’erano altri accessi abusivi alle banche dati avvenuti nonostante l’inchiesta, con nuovi spioni che alimentano il mercato delle ‘Segnalazioni di operazioni sospette’. Una questione che andava oltre l’indagine aperta sul finanziere Pasquale Striano, l’uomo da cui muove il caso dei presunti dossieraggi, che in quasi quattro anni all’interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 ‘Sos’, digitando il nominativo di 1.531 persone: considerato il resto delle consultazioni alle altre banche dati, si arriva ad oltre diecimila accessi, ma il “numero è destinato a crescere ulteriormente in modo significativo”.

Che dimensioni avrà il famoso “verminaio” scoperchiato? Le indagini sull’inchiesta per il presunto dossieraggio proseguono e “non è prevedibile la loro conclusione in tempi brevi” in quanto, dagli accertamenti, “sono emersi ulteriori episodi di possibili accessi abusivi” al sistema delle segnalazioni di operazioni sospette. Lo rende noto la Procura della Repubblica di Perugia. In questo periodo, prosegue il procuratore capo Raffaele Cantone, “si è ulteriormente intensificato il rapporto di collaborazione con la Direzione nazionale antimafia che, oltre a svolgere doverose funzioni di coordinamento, ha effettuato approfonditi ulteriori accertamenti sulla propria Banca dati, fornendo importanti riscontri alle indagini in corso”.

L’inchiesta della procura di Perugia sul presunto dossieraggio ai danni di politici e vip sui dossieraggi è tutt’altro che chiusa. Regista dell’operazione di spionaggio un luogotenente della Gdf: Pasquale Striano. Il militare, in servizio alla Procura Nazionale Antimafia, è accusato di almeno 800 accessi abusivi alle banche dati tributarie, antiriciclaggio e dell’antimafia con il solo scopo di reperire informazioni. Cantone conferma che “nello scorso mese di maggio l’ufficio ha avanzato richiesta di misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti dell’ufficiale della Guardia di finanza e dell’ex sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, già sottoposti alle indagini e destinatari nei mesi scorsi di invito a comparire”.

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