Le presunte verità di Pietro a sostegno dell’Emanuela Orlandi Show

Il giornalista e scrittore Pino Nicotri smonta la nuova pista londinese rilanciata a “Verissimo” dal fratello della ragazza scomparsa e punta il dito sul vizio “di spararle sempre più grosse”.

Roma – Il mistero di Emanuela Orlandi, scomparsa nel 1983, continua a essere alimentato da dichiarazioni spesso dubbie e non verificate. L’ultima in ordine di tempo riguarda quanto affermato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, il quale nella puntata di sabato 21 settembre del programma televisivo Verissimo, in onda su Mediaset, è tornato a parlare della cosiddetta “pista londinese”, ossia della teoria di una presunta prigionia della sorella in un convento a Londra. Pista per altro non nuova, già avanzata e poi silenziata nel 2011.

In questa occasione, però, Orlandi ha fatto anche il nome dell’uomo, Vittorio Bajoni, che non solo avrebbe portato a Londra la sorella, ma si sarebbe prestato a fare da “custode” alla ragazza per conto dei “rapitori”, sistemandosi in un altro appartamento dello stesso convitto dei Padri Scalabriniani per occuparsi della ragazza.

A fare da controcanto alle presunte rivelazioni di Orlandi è oggi Pino Nicotri, giornalista e scrittore, che in un articolo su “blitzquotidiano.it” si chiede “come sia possibile che per anni Emanuela non si sia mai ribellata, non abbia mai fatto neppure un tentativo di scappare dal convitto o almeno di far sapere in qualche modo ad altri che lei era Emanuela Orlandi, rapita e segregata. Difficile da credere – sostiene Nicotri – che per anni e anni, forse dieci se non di più, non sia mai stata fatta uscire dall’appartamentino dove era stata messa.

Nicotri mette in fila le ospitate di Orlandi in televisione: a Verissimo il 30 aprile dove “ha “rivelato”, senza farne il nome, che il “custode” di Emanuela a Londra era un ex appartenente dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), gruppo terroristico di estrema destra attivo dal 1977 al 1981 e coinvolto nella strage di Bologna del 2 agosto 1980″; quindi nuovamente a Verissimo il 4 febbraio di quest’anno, quando “Pietro ha aggiunto di avere ricevuto una lettera con altri elementi riguardanti la prigionia di Emanuela a Londra”.

Poi Nicotri si concentra sul presunto carceriere della ragazza, Vittorio Bajoni, il quale il “l’1 giugno 1982, un anno prima della scomparsa di Emanuela, era in carcere e venne raggiunto da un altro mandato di cattura assieme a quattro terroristi neofascisti. Il suo avvocato Francesco D’Urso scrisse una lettera a La Stampa, che aveva dato la notizia degli arresti col titolo “Arrestati cinque terroristi neri”, sostenendo che il suo assistito “non è mai stato un terrorista, né ha mai fatto parte dell’eversione, né ha mai partecipato ad attentati”. Nicotri tira le sue conclusioni: “con tali fardelli giudiziari appare difficile che Bajoni possa essere andato a Londra se non con documenti falsi”.

Quindi l’autore si dedica a smontare un’altra presunta rivelazione di Orlandi, quella già raccontata il 10 maggio dell’anno scorso a Sky Tg24, “di una lettera, o meglio di una fotocopia di una lettera inedita, fotocopia da lui consegnata alla magistratura vaticana, asseritamente scritta dall’Arcivescovo di Canterbury al cardinale Ugo Poletti nel 1993“. Missiva nella quale l’alto prelato invitava Poletti, che non era già più vicario del Papa, a parlare personalmente della situazione di Emanuela Orlandi. Lettera che Nicotri spiega “si è rivelata falsa… ricavata e copincollata da un altro documento“.

“Insomma il mistero Orlandi – chiosa Nicotri – trasformato nell’Emanuela Orlandi Show è una merce che si vende ancora bene, sia pure a patto di spararle sempre più grosse, perciò può continuare a produrre puntate e chiacchiere all’infinito. Fa racimolare un po’ di audience e pubblicità in più ai programmi che le producono. Con qualche beneficio anche per chi li conduce”.

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