Eredità Agnelli, la difesa degli Elkann: “Mai esistito un patrimonio occulto”

Una nota dei legali di John, Lapo e Ginevra Elkann risponde “alla sequenza di reiterate falsità” che affolla in questi giorni i media.

Torino – “Non è mai esistito e non esiste alcun patrimonio occulto dell’eredità Agnelli”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dai legali di John, Lapo e Ginevra Elkann “a fronte della sequenza di reiterate falsità che affolla in questi giorni i mezzi di informazione”. “I fratelli Elkann, nominati dalla nonna eredi universali – prosegue la nota -, hanno adempiuto a tutti gli oneri amministrativi e fiscali che spettano ai soggetti che ereditano da persone residenti all’estero, come indiscutibilmente era Marella Caracciolo”.

Sulla vicenda dell’eredità Agnelli era piombato una settimana fa il blitz della Guardia di Finanza che aveva disposto il sequestro di disponibilità, beni mobili e immobili nei confronti dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, oltre che del commercialista (e presidente della Juventus) Gianluca Ferrero e del notaio Urs Robert von Grünigen per un totale di 74,8 milioni. Il contesto è quello della successione ereditaria conseguente alla morte (nel febbraio 2019) di Marella Caracciolo e alle correlate controversie familiari tra Margherita Agnelli e i suoi figli John, Lapo e Ginevra Elkann, rispettivamente figlia e nipoti della defunta.

I fratelli Elkann

Alle accuse che gli vengono contestate di frode fiscale e truffa allo Stato (la residenza elvetica di Marella Caracciolo sarebbe stata fittizia), gli Elkann replicano: “Non è vero che siano state presentate dichiarazioni fiscali integrative che hanno fatto emergere patrimoni sconosciuti al fisco italiano”, aggiungono gli avvocati che precisano inoltre che “i gioielli di cui si parla molto a sproposito erano certamente beni di proprietà di Marella Caracciolo, che ne ha disposto in vita come ha voluto”.

Nella galassia di società riconducibili alla famiglia Agnelli, affermano ancora gli avvocati, “John Elkann ricopre il ruolo che gli ha assegnato il nonno, secondo uno schema successorio ricorrente da sempre nella famiglia che ha assicurato al primo gruppo industriale italiano, uno sviluppo e una continuità di gestione che ha tagliato il traguardo dei 125 anni”. 

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