Con 14 donne uccise tra il 1971 e il 1989 è uno dei casi più inquietanti, tuttora irrisolto. Ma nuovi elementi emersi in occasione delle riprese di una docufiction hanno riaperto le indagini.
Udine – Tra il 1971 e il 1989, la provincia di Udine è stata teatro di una serie di brutali omicidi che hanno lasciato un segno indelebile nella cronaca nera italiana. Il responsabile, noto come il Mostro di Udine, è sospettato di aver ucciso quattordici donne, tra cui quattro vittime confermate e dieci sospette. Nonostante l’entità degli omicidi e la violenza impiegata, l’identità dell’assassino rimane tutt’oggi un mistero.
Il killer, soprannominato anche “l’assassino delle prostitute”, era noto per infliggere alle vittime un’inquietante ferita a forma di “S” sul corpo, utilizzando un’arma mai ritrovata. Questa incisione è stata considerata come una sorta di “firma” del criminale, suggerendo agli investigatori che potesse trattarsi di una persona con conoscenze mediche, forse un chirurgo.
Nuove prove riaprono il caso
Nel 2019, durante le riprese di una docuserie prodotta da Sky dedicata al caso, sono emersi nuovi indizi che hanno portato alla riapertura delle indagini. Il materiale raccolto è stato analizzato dai RIS di Parma e i risultati sono stati trasmessi alla Procura di Udine nel 2021. Questi nuovi reperti includono un profilattico, dei capelli e altri oggetti collegati alle vittime, che potrebbero fornire preziosi indizi genetici.
Il primo omicidio attribuito al Mostro di Udine risale al 19 settembre 1971, quando Irene Belletti, una prostituta di 35 anni, fu trovata morta nella sua auto, pugnalata ripetutamente. Tuttavia, l’attenzione sul caso come possibile opera di un serial killer si è sviluppata solo anni dopo, quando altri omicidi con caratteristiche simili hanno iniziato a emergere.
Prostitute, ma non solo
Tra le vittime più significative vi sono Maria Carla Bellone, Luana Giamporcaro e Aurelia Januschewitz, tutte prostitute, uccise con una brutalità che ha portato gli investigatori a ipotizzare che i crimini fossero collegati. La caratteristica incisione a “S”, rilevata su diverse vittime, ha alimentato i sospetti di un possibile medico tra i sospettati.
L’ultima vittima attribuita al Mostro è Marina Lepre, un’insegnante trovata morta nel febbraio 1989. A differenza delle altre vittime, Marina non era coinvolta nella prostituzione, ma la brutalità del suo omicidio e la ferita “firmata” hanno portato gli investigatori a credere che fosse un’altra vittima del killer. Secondo Edi Sanson, un ex carabiniere che ha lavorato al caso, la precisione chirurgica delle ferite suggerisce l’operato di una persona con esperienza medica.
Il killer è un medico?
Uno dei principali sospetti è stato un ginecologo di mezza età, mai incriminato formalmente. Durante una perquisizione, gli investigatori trovarono una cassetta di ferri chirurgici nella sua abitazione, ma non ci furono prove sufficienti per proseguire l’indagine. L’assenza di tecnologie avanzate di sorveglianza negli anni ’70 e ’80, come telecamere e intercettazioni telefoniche, ha reso estremamente difficile identificare il colpevole.
Il profilo psicologico del Mostro di Udine, secondo gli esperti, dipinge l’immagine di un individuo misogino, mosso da un profondo odio verso le donne. Le coltellate inflitte, spesso in modo eccessivo, indicano un piacere sadico nell’infliggere dolore. Il killer sembrava colpire prevalentemente prostitute e donne emarginate, scelti in modo apparentemente casuale, ma con uno schema premeditato e organizzato.
Nonostante decenni di ricerche e indagini, il caso rimane irrisolto. Tuttavia, con i nuovi indizi emersi dalle indagini riaperte, potrebbe essere solo questione di tempo prima che l’identità del Mostro di Udine venga finalmente rivelata.