Viareggio: l’uomo investito e ucciso non si chiama Said, scoperta la sua vera identità

Nourdine Naziki, di Casablanca: 52 anni, da 24 in Italia, con il soprannome l’Algerino. Era un invisibile ma non per le forze dell’ordine.

Viareggio – L’omicidio di Viareggio non manca di fornire colpi di scena. Prima sulla morte dell’uomo investito e ucciso dalla imprenditrice 65enne Cinzia Dal Pino, ora ai domiciliari. Ora dopo ora quella che appariva la classica storia della vittima investita dal pirata della strada ha assunto i contorni dell’omicidio dopo una rapina. E ora colpo di scena anche sull’identità della vittima, rivelato in un articolo dal quotidiano Il Tirreno. Si faceva chiamare Said l’algerino, ma non era né l’uno né l’altro. Il suo vero nome, stando a quanto raccontato dagli amici, era Nourdine Naziki, marocchino di Casablanca. Cinquantadue anni, da 24 in Italia, il soprannome l’Algerino e l’uso del nome Said – comunissimo nel mondo arabo – erano il suo modo di mimetizzarsi. Di rendersi invisibile agli occhi delle autorità.

Nourdine è morto nella notte tra domenica e lunedì, nel quartiere Darsena a Viareggio. L’auto guidata dall’imprenditrice balneare viareggina lo ha schiacciato contro una vetrina, investendolo quattro volte. Lui era un “irregolare”, senza una casa e sempre a un passo dall’espulsione per l’abitudine a vivere di espedienti, tra cui qualche furto. Il destino ha voluto che si incontrassero, che lui le rubasse la borsa dopo la cena al ristorante, e che lei reagisse in questo modo, sotto la pioggia battente.

Le sorelle di Nourdine Naziki

Ieri l’appello dei familiari di Nourdine. “Cinzia Dal Pino deve rimanere in carcere”, hanno detto le sorelle all’emittente Chouf Tv dopo aver appreso la notizia sui telegiornali italiani e su Internet. E soprattutto dopo aver visto e rivisto il video choc dell’investimento e della morte del fratello. “È stato ammazzato come un animale – dicono le tre sorelle sul canale marocchino – a sangue freddo, da una donna che lo ha investito volontariamente quattro volte. Chiediamo aiuto a tutti i marocchini, anche quelli che vivono in Italia, e alle nostre autorità, perché ci stiano vicino”.

Quella della vittima era una vita sotto traccia per la società, ma non per gli investigatori. Nourdine Naziki, da quando si trovava a Viareggio, era monitorato dalle forze dell’ordine, che ne avevano chiesto il rimpatrio. Le autorità, dicono dalla questura di Lucca, non avevano dato grandi riscontri a queste richieste, e perciò l’uomo era rimasto in circolazione in città. Anche dopo morto, sembrava che di Nourdine non volesse occuparsi nessuno. In un primo momento era stato identificato come Said Malkoun, sia in ospedale – dove è deceduto in seguito alle ferite riportate nell’investimento in via Coppino – ma anche dalle forze dell’ordine. Poi il passaparola tra gli amici, i contatti all’interno della comunità musulmana, e i familiari che hanno cominciato a prendere contatto con gli avvocati, hanno smosso la situazione.

Cinzia Dal Pino

L’ambasciata algerina ha negato che fosse un loro cittadino. Poi si è capito che non era algerino, ma originario del Marocco: di Casablanca, per la precisione. Proprio in questa città vivono le tre sorelle di Nourdine, che sono state intervistate e hanno espresso il loro appello per avere giustizia. Nel frattempo la Procura di Lucca ha dato mandato al medico legale Stefano Pierotti di eseguire l’autopsia sul corpo di Nourdine, che è stata svolta ieri: il medico ha riscontrato lesioni e traumi sul corpo che ora verrà liberato per il rito funebre musulmano e la riconsegna ai familiari in Marocco.

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