Il Tribunale di sorveglianza ha accolto l’istanza presentata dai legali dell’ex boss della Comasina: “Accertata la diagnosi di demenza”.
Milano – Dopo 52 anni di carcere, Renato Vallanzasca, l’ex boss della banda della Comasina, efferato protagonista della mala milanese tra gli anni Settanta e Ottanta, detenuto con “fine pena mai”, passa dal carcere milanese di Bollate ad una struttura assistenziale con differimento pena in regime di detenzione domiciliare. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Milano, accogliendo l’istanza di differimento pena per una grave forma di decadimento cognitivo, presentata dagli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, con il parere favorevole della Procura generale.
L’Ambulatorio di Psichiatria del servizio di Medicina penitenziaria dell’Asst San Paolo nei giorni scorsi, in una relazione ai giudici, aveva comunicato che “la condizione più adeguata alla situazione di salute del paziente” sarebbe stata una “Rsa-struttura residenziale per persone affette da Alzheimer/demenza” perché lo stato attuale di Vallanzasca “rende difficile la compatibilità con il regime carcerario, anche per la necessità di assistenza sempre più intensa e continuativa”. Considerato uno dei più irriducibili criminali italiani, autore di numerose rapine a mano armata, omicidi, sequestri di persona, e protagonista negli anni di rocambolesche evasioni, Vallanzasca ha accumulato quattro ergastoli e 295 anni di reclusione, e di fatto è in carcere da 52 anni.