L’iconico monumento al centro di un’accesa contesa, dopo il rapporto della Corte dei Conti della Ville Lumière. Santanché “Ora si esagera”.
Roma – Non è il primo caso in cui scoppia un conflitto tra l’Italia e la Francia. La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, del nostro Leonardo da Vinci è in bella mostra al Louvre da tempo immemore con bocconi amari e polemiche al vetriolo che ogni tanto tornano a fare capolino. Ma adesso ci risiamo. La Scalinata di Trinità dei Monti, iconico monumento della Capitale, è al centro di una contesa scoppiata dopo un recente rapporto della Corte dei Conti di Parigi, che critica la gestione “approssimativa” delle cinque chiese francesi di Roma – fra cui appunto Trinità dei Monti che affaccia sulla scalinata – e denuncia decisioni “opache” e “derive” , avocandone la proprietà alla Francia.
Tra lo stizzito e l’ironico è il commento alla notizia del ministro del Turismo, Daniela Santanchè. “Ma cosa sarebbe la Francia senza l’Italia. Non possono fare a meno del nostro lusso, delle nostre opere, della nostra bellezza. Ma ora esagerano”, scrive su X. E lei è abbastanza soft rispetto a Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei deputati di Fratelli d’Italia. E il pensiero, anche se non la cita testualmente, è alla Gioconda di Leonardo. Fa il giro largo. “Bene, manderemo esperti al Louvre per fare la ricognizione aggiornata dei beni sottratti all’Italia nel corso della storia, soprattutto quella del XIX secolo o regalati da geni forse costretti a privarsi di rinomate opere d’arte che hanno reso il Louvre il museo più visitato al mondo. Le comiche”.
“La Corte dei Conti francese ha fatto la ricognizione del patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato francese a Roma. Un elenco nel quale rientrerebbe anche Trinità dei Monti avocandone la proprietà. Viene da ridere”, spiega Rampelli. Ma il patrimonio “immobiliare e spirituale” francese a Roma – che consta appunto di cinque chiese francofone e altri 13 immobili nel centro storico inclusa la splendida Villa Medici – è amministrato dai ‘Pieux établissements de la France a Rome’, istituzione posta direttamente sotto l’autorità dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede. L’affidamento delle cinque chiese di Roma all’istituzione francese che le gestisce è parte di accordi internazionali bilaterali tra la Francia e la Santa Sede.
Questi accordi, a loro volta, derivano da una decisione presa da papa Pio VI nel 1790, che incaricò il cardinale de Bernis, ambasciatore francese presso la Santa Sede, di raggruppare tutti gli edifici religiosi a Roma e porli sotto la sua tutela. Durante il fascismo, ai rappresentanti dell’ambasciata francese presso il Vaticano fu chiesto di riconsegnare i beni dei Pieux établissements e la Villa Medici. All’ambasciatore di Francia e al suo consigliere fu vietato di lasciare il Vaticano, dove si rifugiarono di fatto dopo il 1940 per evitare l’espulsione del corpo diplomatico che toccò invece ai loro colleghi dell’ambasciata francese in Italia.
La nuova contesa con le autorità d’Oltralpe riporta alla mente l’annosa questione della Monna Lisa al Louvre. Proprio a maggio scorso, il Consiglio di Stato francese aveva respinto il ricorso di un’associazione che sosteneva come il re di Francia Francesco I si fosse illegittimamente appropriato dell’opera nel 1519. Così la Gioconda, resta dove si trova da 227 anni, al Museo parigino. Quanto richiesto da International Restitutions, misteriosa organizzazione di cui non si conoscono né la sede, né i componenti, si è vista rigettare l’istanza “manifestamente inammissibile” con una multa di 3.000 euro per lite temeraria. L’associazione sosteneva di agire “per conto dei discendenti degli eredi” di Leonardo da Vinci, senza però indicare chi fossero e non avendo quindi il mandato a rappresentarli.
I giudici hanno chiarito che questo ipotetico diritto spetterebbe solo a loro, concludendo come in ogni caso un’istituzione repubblicana di oggi non possa essere chiamata a pronunciarsi su questioni risalenti ai tempi all’Ancien Régime. La Gioconda si trova in Francia dal 1516, quando Leonardo da Vinci, caduto in disgrazia presso la Casata dei Medici, si mise sotto la protezione di Francesco I. All’arrivo in Francia portò con sé alcuni suoi dipinti, tra cui il ritratto della leggendaria Monna Lisa, realizzato tra il 1503 e il 1506. Offrì le sue opere al sovrano francese, che in cambio gli corrispose una cospicua pensione. Il dipinto più famoso del mondo divenne parte delle collezioni reali e dal 1797 entrò nel catalogo del Louvre. Tutto fa pensare che ci rimarrà ancora a lungo.