Con i bilanci in sofferenza, si è arrivati alla fine del 2023 al tracollo finanziario: nel mirino della Procura amministratori e revisori.
Asti – Per il dissesto della Casa di Riposo “Città di Asti”, i finanzieri del comando provinciale hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di cinque indagati, per l’ipotesi di cui all’art. 479 del Codice penale (falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici). Gli accertamenti compiuti dal Nucleo PEF delle fiamme gialle di Asti, anche avvalendosi della relazione redatta dai Commissari liquidatori, nominati dal Tribunale di Asti il 6 marzo 2023, hanno avuto ad oggetto la presunta esposizione di poste contabili fittizie nei bilanci della Casa di Riposo “Città di Asti” (Istituto pubblico di assistenza e beneficenza — IPAB, già in liquidazione generale, sottoposta a gestione commissariale straordinaria dal 2016); tali bilanci risultano trasmessi all’Ufficio competente insistente presso la Regione Piemonte.
A seguito delle acquisizioni documentali e delle perquisizioni operate nel novembre 2023 nei confronti di 3 professionisti, già componenti il collegio dei revisori e di un commissario straordinario dell’Ente (che per quanto attiene all’esercizio di tali funzioni rivestono la qualifica di pubblico ufficiale), è stata reperita e acquisita documentazione di interesse investigativo. L’attività d’indagine è poi proseguita mediante l’analisi di tale documentazione, confrontata con gli esiti di accertamenti tecnici e audizioni testimoniali dei responsabili amministrativi pro tempore della casa di riposo e, in ultimo, con l’acquisizione della relazione sulle cause di dissesto e stato delle scritture contabili redatta dai commissari liquidatori.
Le indagini si sono arricchite anche con l’acquisizione di documentazione frutto di perquisizioni avvenute negli uffici e a casa degli ex amministratori. Sotto la lente della finanza sono finiti i bilanci dal 2016 al 2023: stando a quanto emerso sono stati rilevati ammanchi per oltre 7 milioni e mezzo di euro, in parte causati dal mancato incasso delle rette. Queste sofferenze, stando alle ipotesi investigative, sarebbero state tamponate con poste fittizie in bilancio per un valore di poco superiore a 8 milioni. In altre parole i commissari straordinari avrebbero annoverato finanziamenti straordinari inesistenti per coprire le perdite.