Venezuela, la denuncia del deputato Di Giuseppe: “Sparito un italiano dal 9 agosto”

Antonio Calvino, di origine siracusana e oppositore del governo Maduro, sarebbe scomparso nel nulla. Rita Capriti arrestata e isolata.

Roma – Dopo la vittoria di Maduro, alcuni politici italiani, in prima linea il ministro degli Esteri Antonio Tajani, seguono gli sviluppi di ore drammatiche per gli italiani “oppositori” accusati di incitamento all’odio. Repressione, arresti, e c’è chi sparisce nel nulla. “Basta criticare Maduro sui social e ti vengono a prendere a casa: rastrellano tutti, anche gli anziani”. L’allarme lo aveva lanciato Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto all’estero, che aveva raccontato all’Adnkronos il prezzo della repressione che sta pagando la comunità italiana in Venezuela, circa un milione e mezzo di persone a rischio. E oggi il deputato di Fdi denuncia la scomparsa di un italiano in Venezuela. “Dal 9 agosto non si hanno più tracce di Antonio Calvino, di origini siracusane, oppositore del governo”.

“Ricevo 30-40 telefonate al giorno”, aveva detto Di Giuseppe sottolineando che sono numerose le segnalazioni di connazionali arrestati o ricercati nel Paese, scosso da manifestazioni e repressioni dopo la contestata rielezione del presidente Maduro. Antonio Calvino, spiega Di Giuseppe, era già stato arrestato tre anni fa davanti al consolato italiano. Tre anni fa, racconta, Calvino era stato arrestato “durante il Covid per ‘incitamento all’odio’, con la presunta accusa di voler assaltare il nostro consolato”. L’italiano era quindi stato “liberato lo scorso anno su pressione del nostro stesso governo”, ed era stato lo stesso Di Giuseppe a dare notizia della scarcerazione.

Andrea Di Giuseppe

Ora il Comites degli italiani in Venezuela, organismo che si confronta con il consolato, ha avvertito le autorità italiane della nuova scomparsa di Calvino, ma chiunque “si rifiuta di andare a casa sua e della famiglia per verificare di persona cosa sia successo, perché hanno paura loro stessi di ritorsioni. Per cui abbiamo denunciato la cosa al console”. Il deputato, che tanto si è speso anche per il ritorno in Italia di Chico Forti, fa notare che le telefonate quotidiane di connazionali ricercati o arrestati sono tante. L’ultima era stata di un signore di 79 anni che si è fatto prestare un cellulare perché “non aveva neanche i soldi per chiamarmi: la sua unica colpa? Aveva scritto un post a favore dell’opposizione al tempo delle elezioni”.

L’arresto del deputato di opposizione venezuelano, Williams Davila, finito in manette dopo l’intervista a Adnkronos, “ha fatto più scalpore perché è un rappresentante del popolo, ma ogni giorno ci sono centinaia e centinaia di casi: mi contattano persone anziane, a volte indigenti, gente comune insomma”, spiega Di Giuseppe . Si tratta di una repressione, aggiunge, che ricorda “i peggiori tempi di Tito, ma c’è un aggravante: qui l’ideologia non c’entra assolutamente niente, il regime venezuelano è un’oligarchia di maledetti narcotrafficanti, composta da generali e membri del governo, che punta a mantenere lo status quo a danno della povera gente”. La situazione, spiega, “rischia di aggravarsi se stavolta non prendiamo una posizione di ferrea condanna di questo regime”, conclude il deputato di Fdi.

La repressione delle proteste dopo la proclamazione della vittoria di Maduro, pur in assenza dei verbali ufficiali degli scrutini, ha provocato 24 morti e oltre 2.200 arresti tra le fila dell’opposizione. Tra gli arrestati, ci sono anche vari cittadini italo-venezuelani che svolgono attività politica nel Paese sudamericano. In particolare, vi sono due leader politici anti-Maduro, Américo De Grazia e Williams Davila. Pensando a loro, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha chiesto “la liberazione dei dissidenti politici detenuti. Continuiamo a seguire gli sviluppi attraverso la Task Force che ho attivato presso il ministero degli Esteri. Lavoriamo in coordinamento con i partner – ha aggiunto in un post su X dell’altro ieri – affinché il Venezuela possa finalmente tornare ad essere un Paese libero”.

Pier Ferdinando Casini, ha scritto sui social: “Chiedo alle autorità venezuelane notizie immediate sulla sorte di Américo De Grazia, che ha il doppio passaporto venezuelano e italiano, e che ebbi modo già di accompagnare in Italia dopo la sua liberazione dall’ambasciata d’Italia a Caracas nel novembre del 2019”. Nei giorni scorsi, subito dopo il voto, il responsabile Esteri del Pd, Peppe Provenzano, aveva definito “inaccettabile la pretesa del regime di dichiarare Maduro vincitore senza trasparenza dei risultati e della regolarità del voto. Basta repressioni, ma garanzie democratiche e rispetto della reale volontà del popolo venezuelano” aveva aggiunto Provenzano.

La deputata regionale siciliana di Forza Italia, Bernardette Grasso, nonché sindaco di Capri Leone, nel Messinese, ha espresso “profonda preoccupazione” anche per la vicenda di Rita Capriti, 45 anni, cittadina italo-venezuelana e la cui famiglia è originaria di Mirto, arrestata il 2 agosto nell’ambito delle proteste dell’opposizione anti-Maduro. “La signora Capriti sarebbe isolata in una stanza e non in cella ed è in buone condizioni di salute” assicura invece il commissario Josè Dellacroiz, dirigente della struttura carceraria in cui si trova la donna. “Ma non è stata consentita la visita della viceconsole onoraria. Nei prossimi giorni riproverà a ottenere il permesso per incontrarla”.

Capriti, esponente del partito di opposizione Primero Justicia, “è stata prelevata dalle autorità locali nella notte tra l’1 e il 2 agosto e da allora è detenuta presso il Cicpc di Caña de Azucar, a Maracay”. “Le accuse sono di incitamento all’odio, terrorismo e resistenza a pubblico ufficiale. Ma sono accuse mossele per il suo impegno politico” prosegue il sindaco di Capri Leone. “Il Ministero degli Esteri sta seguendo il caso dall’inizio dell’arresto. Tony, il fratello della donna, era già pronto a tornare in Sicilia ma è rimasto bloccato lì dopo l’arresto della sorella” conclude Bernadette Grasso.

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