Colosimo e don Ciotti ricordano la strage di San Marco: “L’indifferenza fa paura”

La commemorazione dei fratelli Luigi e Aurelio Luciani, vittime innocenti, nel settimo anniversario della loro feroce uccisione nel Foggiano.

Roma – Sono passati sette anni dal barbaro omicidio dei fratelli Luciani, Luigi e Aurelio, avvenuto nelle campagne di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, il 9 agosto del 2017. A ricordarli oggi, la presidente della commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo, e don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione antimafia Libera. Colosimo affida il ricordo a un messaggio sui social. “Luigi e Aurelio furono testimoni involontari dell’omicidio del boss Mario Luciano Romito e di Matteo De Palma, e per questo vennero assassinati durante quella aberrante e crudele faida mafiosa garganica che terrorizza da anni la provincia di Foggia”, dice. Luigi e Aurelio morirono a 47 e 43 anni, facevano gli agricoltori e con la mafia non c’entravano niente.

E parla di “due vittime innocenti. I fratelli Luciani, due persone oneste che portavano avanti il loro lavoro con sudore, fatica e senza compromessi – continua -. Oggi voglio rivolgere il mio più caloroso pensiero ad Arcangela e Marianna che persero i loro rispettivi mariti in quella tragica giornata. In tutti questi anni hanno portato avanti la loro battaglia di giustizia contribuendo in maniera significativa a scuotere le coscienze in quella terra bellissima e dannata”. Colosimo tiene a precisare che “Foggia è stata la destinazione della prima missione ufficiale della commissione antimafia sotto la mia presidenza, proprio per lanciare un messaggio chiaro a quel territorio. Oggi come ieri saremo al fianco di Arcangela, Marianna e dei loro figli, figli di una terra martoriata dal compromesso mafioso. Ma come più volte ha scritto mamma Arcangela a tutti i figli d’Italia, alcuni suoi studenti, è l‘indifferenza quella che fa più paura e che insieme dobbiamo sconfiggere”.

Chiara Colosimo

E’ “una terra che ha bisogno soprattutto di impegno, di responsabilità e di corresponsabilità. Affidiamo questo compito alla politica, alle istituzioni ma c’è un ruolo importante di noi cittadini”, dice don Luigi Ciotti durante la cerimonia per il settimo anniversario della strage di San Marco in Lamis.”Non possiamo essere cittadini ad intermittenza, a seconda delle situazioni – ha aggiunto -. Ci vuole sempre uno scatto in più. Può ancora accadere quello che è accaduto anni fa. Le mafie oggi sono forti nel nostro paese. Basta vedere l’ultimo rapporto consegnato al Parlamento dalla Dia che parla delle meraviglie della nostra terra e della presenza criminale”.

“Nonostante sacrifici e notevoli passi in avanti – conclude don Ciotti – siamo qui per ricordare persone spazzate via dalla violenza criminale. Ma dobbiamo fare una riflessione nelle nostre coscienze per vivere la condivisione unendo le forze e collaborando con le istituzioni”.”Sette anni fa la terribile strage davanti alla vecchia stazione ferroviaria di San Marco in Lamis, la feroce uccisione di un boss e di suo cognato, e di due agricoltori testimoni inconsapevoli, Luigi e Aurelio Luciani, ha rivelato al resto d’Italia, Istituzioni ed opinione pubblica, il punto di non ritorno e il livello estremo di pericolosità raggiunto dalla criminalità nella provincia di Foggia, per troppo tempo in precedenza sottovalutata”, ha detto la sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo.

Nel 2020 la Corte d’Assise di Foggia ha deciso: ergastolo per Giovanni Caterino, ritenuto il basista della strage di mafia del 9 agosto 2017 nei pressi della vecchia stazione di San Marco in Lamis. Pena massima per il 40enne manfredoniano, alias “Giuann Popò”, affiliato del clan dei Montanari “Li Bergolis-Miucci”, per conto del quale si sarebbe messo a disposizione allo scopo di uccidere Mario Luciano Romito, caduto in una trappola assieme a suo cognato Matteo De Palma. Quel giorno trovarono la morte anche i contadini sammarchesi, Aurelio e Luigi Luciani. Secondo gli inquirenti, il condannato pedinò il maggiolone di De Palma e Romito da Manfredonia fino alla zona della mattanza di mafia, poi fece strada al commando armato che crivellò di proiettili le quattro vittime.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa