Vicenza: controlli a tappeto della Gdf, lavoratori clandestini in diverse aziende

Nel mirino dei finanzieri sono finite due società con dipendenti irregolari e privi di documenti per svolgere l’attività lavorativa.

Vicenza – Proseguono i controlli della guardia di finanza in materia di tutela del lavoro. Gli accertamenti hanno interessato diverse attività commerciali del distretto industriale della Valle del Chiampo, permettendo di individuare 10 lavoratori in “nero” e 2 irregolari; sono state inoltre riscontrate violazioni amministrative relative a plurime violazioni alle disposizioni di legge da un minimo di 25.590 euro a un massimo di 130.140 euro.

Nel corso di detti controlli, le Fiamme Gialle di Arzignano hanno accertato, rispettivamente, che una società di persone di Zermeghedo, operante nel settore della concia, impiegava alle proprie dipendenze un lavoratore di origine indiane benché questo si trovasse irregolarmente nel territorio dello Stato. Analoga circostanza è stata constatata con riferimento a una ditta individuale con sede a San Pietro Mussolino esercente l’attività di distribuzione di materiale pubblicitario porta a porta. Il legale rappresentante e il titolare delle imprese sono stati segnalati alla Procura mentre i due immigrati clandestini, entrambi privi di documenti, sono stati sottoposti a fotosegnalamento, quindi, denunciati e invitati a presentarsi alla Questura di Vicenza per regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale. 

Inoltre, le attività ispettive orientate nei confronti di una società di capitali sedente a Trissino, operante nel settore della concia, e di una ditta individuale, attiva nel comune di Arzignano, avente ad oggetto la realizzazione di lavori di isolamento termico e acustico, hanno permesso di rilevare come l’amministratore e il titolare, quest’ultimo di origine kosovara, delle menzionate imprese, impiegassero entrambe lavoratori, i quali oltre a essere sprovvisti di regolare contratto di lavoro, non erano in possesso dei presupposti giuridici per svolgere attività lavorativa in quanto beneficiari di asilo per domanda di protezione internazionale, istituto che non consente, nei 60 giorni successivi alla presentazione della domanda presso la competente Questura, di essere impiegati quali lavoratori dipendenti

In merito a tali condotte antigiuridiche, il legale rappresentante della conceria e l’impresario edile sono stati deferiti in stato di libertà per il reato di cui all’art. 22, comma 12 del D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286. 

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