Balneari, a 48 ore dalla protesta l’Ue richiama l’Italia: “Va trovata la soluzione”

Dopo la risposta dell’Italia sull’ultimatum per l’applicazione della direttiva Bolkestein, l’interlocuzione con la Commissione europea.

Roma – A 48 ore dalla protesta dei balneari – con gli ombrelloni aperti con due ore di ritardo sulle spiagge italiane – prevista per il 9 agosto, dall’Unione Europea arriva un altro ultimatum all’Italia. Bruxelles invita il nostro Paese a cercare delle soluzioni sul riordino delle concessioni. Un nodo che dovrà quanto prima essere affrontato in Consiglio dei Ministri. Dopo la risposta dell’Italia a gennaio sull’invito non troppo velato arrivato dall’Europa per l’applicazione della direttiva Bolkestein, la Commissione europea “è in stretto contatto con le autorità italiane”. Sono ore calde per la categoria e non solo per la temperatura rovente dell’estate.

Gli ombrelloni ora diventano strumento di protesta: dopodomani i balneari di Fipe Confcommercio e di Fiba Confesercenti apriranno quegli ombrelloni con due ore di ritardo rispetto al previsto. Per accendere i riflettori sulla delicata questione delle concessioni. La protesta sarà preceduta, domani, dalla diffusione in tutte le strutture dei concessionari di una lettera in cui gli operatori del settore denunciano “la situazione paradossale” in cui si trovano a fronte delle incertezze sul loro destino e puntano il dito sulla “ignavia della politica”. “Non ne possiamo più e se non si fa qualcosa subito nel settore balneare a settembre sarà il far west. E per questo abbiamo annunciato la mobilitazione di protesta. Perché il governo ci ascolti”, dice Antonio Capacchione, presidente nazionale Sib Fipe-Confcommercio, sindacato italiano balneari.

E oggi emerge che la Commissione europea “è in stretto contatto con le autorità italiane per discutere possibili soluzioni” sulle concessioni balneari. Lo riferisce un portavoce dell’esecutivo Ue, ricordando che – nel quadro della procedura d’infrazione avviata nei confronti dell’Italia – “il parere motivato” spedito a Roma a novembre “è l’ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue”. Ecco perché dopo le interlocuzioni con Bruxelles, dicono fonti di governo, in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri verrà esaminato e approvato il provvedimento di riordino delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo, al fine di stabilire un quadro giuridico certo per gli operatori e per le amministrazioni locali”.

Intanto la categoria è allarmata dalla mancanza di certezze e prospettive.  “Siamo terrorizzati – ammette Capacchione – ma non abbiamo altra scelta per farci ascoltare. Se fossimo irresponsabili chiuderemmo tutto, ma non lo siamo. Noi speriamo solo che questa protesta annunciata non debba essere fatta e che arrivino le risposte da governo e parlamento, che auspichiamo non vadano bellamente in vacanza”. Il nodo del problema è sempre l’applicazione della direttiva Ue Bolkestein che si trascina da 14 anni. A gennaio 2025 dovrebbero tenersi le prime aste aperte agli operatori europei. La normativa vigente impone di mettere a gara le concessioni non oltre il 31 dicembre 2024

Ci sono però dei aspetti poco chiari, come il fatto che per il Consiglio di Stato le nuove regole andranno applicate nei casi di “risorse scarse”. E gli enti locali stanno iniziando a muoversi con le gare. A metà luglio un nuovo “uragano” si era abbattuto con forza sui balneari. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva stabilito che alla scadenza delle concessioni lo Stato italiano poteva acquisire le opere “inamovibili” – spogliatoi, piscine, bar – senza dovere nulla agli imprenditori che le avevano realizzate e quindi pagate.

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