Rivolte dal carcere di Belluno al Cpr di Potenza fino a Avellino: è allarme sicurezza

Clima incandescente dietro le sbarre: caos e devastazione, incendi e una situazione ormai fuori controllo mostrata anche su Tik Tok.

Belluno – Le rivolte e le aggressioni nelle carceri, calde e sovraffollate, sono all’ordine del giorno. L’ennesimo episodio nell’istituto veneto Baldenich. I detenuti nel caos creato hanno distrutto impianti di videosorveglianza, docce, vetrate, videocitofoni con danni per migliaia di euro. Lo rendono noto i sindacati della polizia penitenziaria, che denunciano anche il ferimento di un agente, finito in ospedale con prognosi di cinque giorni. Nelle serate di giovedì 1 agosto, sabato 3 e domenica 4, alcuni detenuti hanno messo in atto violente manifestazioni di protesta. In tutte e tre le occasioni è stato chiesto il supporto dei poliziotti penitenziari liberi dal servizio o in ferie per sedare le proteste. Domenica, in particolare, gli agenti sono stati impegnati fino a notte fonda per riportare l’ordine e la sicurezza all’interno dell’istituto. Da tempo si chiede una ristrutturazione del carcere, vecchio e inadeguato.

Stesso copione in Basilicata: si è conclusa dopo diverse ore la protesta nel Cpr di palazzo San Gervasio a Potenza dopo la morte di un ragazzo di 19 anni. Alcune decine di immigrati hanno appiccato il fuoco ad alcuni moduli della struttura. Una sessantina tra agenti della Polizia di Stato, Carabinieri e personale del centro, sono stati impegnati per diverse sedare la rivolta. Diverse le squadre di Vigili del Fuoco che sono intervenute per spegnere l’incendio. Altra situazione incandescente nel carcere di Avellino e di Ariano. A denunciare giornate di caos ancora una volta i sindacati.

Detenuti in rivolta

Tiziana Guacci, segretario per la Campania del Sappe, ha raccontato che un detenuto del Reparto isolamento, si è chiuso nel bagno della cella dove ha dato fuoco al materasso ed altri oggetti che avevo portato con sé. L’ispettore di Polizia Penitenziaria addetto alla Sorveglianza Generale e altri agenti sono intervenuti spengendo le fiamme con secchi d’acqua perché gli estintori erano fuori uso. Ad Ariano Irpino un agente della polizia penitenziaria ha spento a mani nude le fiamme sul corpo di un detenuto che aveva tentato il suicidio. Il segretario nazionale del Sappe Donato Capece attacca: “Chi trascura la sicurezza sul lavoro ed ha responsabilità deve pagare: non si possono lasciare gli agenti in servizio a Avellino, Ariano Irpino, in Campania e nell’intera area nazionale senza dispositivi di protezione individuali (DPI) o con estintori scarichi o fuori uso. E’ grave ed assurdo – conclude – che gli agenti si debbano salvaguardare con fazzoletti bagnati per non inspirare fumo data l’assenza dei dispositivi di protezione individuale”. 

Le rivolte finiscono anche sui social: un video girato dai detenuti del carcere minorile di Torino Ferrante Aporti è finito nei giorni scorsi su Tik Tok, con la violenza dei reclusi che si è scatenata nell’ufficio del comandante. Un video che tra l’altro ha confermato anche la presenza di telefoni o tablet nei penitenziari. Ciò che resta del Ferrante Aporti è nelle foto circolate sui social. Uffici devastati, vetri in frantumi, bagni e sale comuni ormai inagibili. “Il massimo del carcere è di 42 persone, noi siamo in 60”, si legge nel video. Un’azione quella dell’istituto minorile torinese – si è scoperto – coordinata con l’altro penitenziario della città, il Lorusso e Cotugno, con lo scopo di favorire l’evasione di alcuni detenuti più giovani. I fuggitivi sono stati fermati prima che oltrepassassero il muro di cinta. E ora rischiano un aggravamento della pena. 

La devastazione al Ferrante Aporti

Il Ministero della Giustizia, tramite il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, ha annunciato che “i giovani responsabili di questi atti criminali sono stati trasferiti e sono stati presi provvedimenti disciplinari nei confronti degli altri soggetti coinvolti. Tutti sono stati denunciati alla competente autorità giudiziaria per i gravissimi reati commessi”. “Grazie al pronto intervento degli uomini della Polizia Penitenziaria – prosegue la nota – si è riusciti, attraverso un contenimento non violento, a evitare che la rivolta degenerasse in maniera più grave”.

Da Biella al carcere minorile Beccaria di Milano, negli ultimi giorni, gli incendi sono stati alimentati dalla disperazione e dalla rabbia dei reclusi. Gli istituti di pena vanno in fiamme, tra la violenza dei detenuti e la paura degli agenti penitenziari. Al Beccaria a Milano, già al centro di diversi episodi di cronaca, è stato di sei intossicati il bilancio di un incendio scoppiato nell’istituto minorile. Due ragazzi (entrambi di origine nordafricana) sono stati portati in ospedale dal personale sanitario del 118, intervenuto sul posto per coadiuvare l’azione dei vigili del fuoco. Le fiamme sono scoppiate all’interno di una cella, interessando un letto.

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