Sei proposte di legge di riforma Rai all’esame del Parlamento

Solo una di maggioranza, è il Ddl Bizzotto (Lega) che prevede una progressiva riduzione del canone e il turnover del Cda.

Roma – I progetti di legge all’esame del Parlamento che riguardano più da vicino la riforma della “governance” della Rai sono sostanzialmente sei, di cui uno solo della maggioranza, a prima firma Mara Bizzotto (Lega). Con il Ddl Bizzotto si prevede una “progressiva riduzione del canone Rai” fino al suo totale azzeramento in 5 anni. Il fabbisogno finanziario sarà coperto “attraverso la revisione del sistema delle imposte indirette” e la pubblicità. Per quanto riguarda la governance si prevede un’estensione della concessione “fino a 12 anni” e si estende a 5 anni anche il mandato dei membri del Cda, che non potranno ricoprire l’incarico per più di 2 mandati.

Il Cda, sempre nella proposta leghista, è composto da 7 membri: Presidente e Ad sono nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previo parere della Commissione di vigilanza; 4 componenti sono eletti da quest’ultima con la maggioranza dei 2/3; 1 è indicato dai dipendenti Rai. Non si può esternalizzare più del 30% delle produzioni.

C’è poi la Pdl Faraone:  si affida a una Fondazione la proprietà e la scelta delle strategie e dei vertici Rai. La Fondazione è “garante dell’autonomia del servizio pubblico dal Governo e della sua qualità”. Il Cda della Fondazione è designato “assicurando il massimo possibile di autonomia dalla politica e dal potere economico”. La Fondazione si connota per la prevalenza del carattere pubblicistico dei suoi compiti e delle sue attività e a lei è attribuito anche il compito di riorganizzare la Rai “per renderla meno dipendente dalla pubblicità e meno affine ai modelli della tv commerciale”.

E ancora, la Pdl Fratoianni, e per la prima volta compare in un’ipotesi di riforma della Rai l’espressione “bene comune”. Il Consiglio nomina l’organo di amministrazione. Il pagamento del canone è collegato al reddito. Il servizio pubblico è svolto da una società per azioni, la RAI S.p.A, sulla base di un contratto di servizio stipulato con il ministero del Made in Italy, previa delibera del Cdm e rinnovato ogni 5 anni. Il capitale di RAI S.p.A è posseduto dallo Stato. Le azioni di RAI S.p.A e delle controllate sono attribuite allo Stato e non sono cedibili.

Il Cavallo Rai

Il Ddl Nicita che affida ad una Fondazione la proprietà e la scelta delle strategie e dei vertici operativi Rai. Il CdA della Fondazione “è designato assicurando il massimo possibile di autonomia dalla politica e dal potere economico”. Il carattere pubblico della Fondazione non è attenuato dalla scelta di affidare a una pluralità di soggetti istituzionali e di collegi la nomina o l’elezione dei 10 componenti del Cda. La Fondazione ha il compito di riorganizzare la Rai per “renderla meno affine ai modelli della televisione commerciale”.

La Pdl Fornaro: l’amministrazione e il controllo della Rai sono esercitate da un Consiglio di gestione e da un Consiglio di sorveglianza, costituito da 15 componenti. Il presidente è nominato d’intesa tra i Presidenti delle Camere; 6 membri sono indicati dal Parlamento (3 Camera e 3 Senato); 2 dagli azionisti e 2 dai dipendenti, di cui 1 tra i giornalisti; 2 dalla SIAE, garantendo la differenza di genere; 2 dalla Conferenza dei Rettori delle Università, garantendo la differenza di genere. Infine la Pdl Martella in cui si affida a una Fondazione la proprietà, la scelta delle strategie e dei vertici operativi Rai. Il Cda è designato assicurando il “massimo possibile di autonomia dalla politica e dal potere economico”. Si parla di 11 componenti del Cda della Fondazione che avrà il compito di riorganizzare la RAI per “renderla meno affine ai modelli della tv commerciale”. Tra gli obiettivi, quello di abrogare l’impianto di privatizzazione della Rai che ha ancora collocazione nella legge Gasparri.

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