Naufragio di Cutro, chiusa l’inchiesta: 6 sotto accusa tra Guardia costiera e Gdf

La Procura di Crotone sul disastro in cui morirono almeno 98 migranti a febbraio del 2023: “Una tragedia che si poteva evitare”.

Crotone – Diciassette mesi dopo la tragica notte del naufragio a Cutro, la Procura ha chiuso le indagini sulle responsabilità che hanno portato alla morte di 98 migranti, tra cui 35 bambini, con un numero imprecisato di dispersi. La tragedia ha visto la sopravvivenza di 81 persone. Secondo gli inquirenti, la tragedia poteva essere evitata. Tra le novità, c’è l’aggiunta di un quarto indagato tra i finanzieri (inizialmente erano tre) e la riduzione degli indagati della Guardia costiera da tre a due. Con la notifica degli atti nelle prossime ore, emergeranno con maggiore chiarezza le responsabilità individuali e le eventuali omissioni. L’inchiesta ha esaminato ogni azione e inazione della notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, la notte del naufragio.

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La spiaggia del naufragio

Per il pm Pasquale Festa e per la procura di Crotone, i quattro indagati della Gdf avrebbero sbagliato le modalità di azione dopo aver ricevuto la segnalazione del caicco 40 miglia a largo delle coste calabresi. Non corrette anche le comunicazioni con la Guardia Costiera: i due indagati del Corpo sarebbero accusati di mancata azione, seppure, evidenzia la procura, indotti in errore dai finanzieri. I quattro indagati della Gdf avrebbero trattato l’evento come un’operazione di polizia “low enforcement” anziché come un’emergenza di soccorso in mare (evento Sar). Ma la Finanza, comunicando di intervenire lei come low enforcement, disse: “Ce ne occupiamo noi, mare permettendo“, e quel “mare permettendo” avrebbe dovuto – sostiene la procura – allertare di più la Costiera, che sapeva bene che quella notte c’era mare grosso e la situazione meteo era in peggioramento.

La scena della tragedia

Tra gli indagati, esce dall’inchiesta il responsabile della sala operativa della Guardia costiera di Reggio Calabria. Il nuovo inquisito è invece il capoturno della sala operativa della Finanza di Vibo Valentia, accusato di aver fuorviato la capitaneria con informazioni operative che erano solo intenzioni. Per esempio, comunicò via radio che “un nostro mezzo in pattugliamento sta aspettando il target (la barca con i migranti, ndr) a due-tre miglia dalla costa” mentre in realtà quel mezzo stava rientrando in porto per rifornirsi di carburante.

Nella notte del naufragio, non c’era nessuno ad attendere il caicco “Summer Love” a tre miglia dalla costa. Solo i pescatori a Steccato di Cutro, con le loro torce, cercarono di segnalare alla barca l’avvicinarsi a riva. Gli scafisti, scambiando quelle luci per segnali delle forze dell’ordine, fecero una brusca virata e si schiantarono contro una secca. Mancavano pochi metri alla salvezza, ma l’alba di quel giorno vide protagonista una strage.

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