Il giorno di Ursula von der Leyen: verso la riconferma alla guida della Commissione Ue

In caso di bocciatura, evento mai accaduto prima, i leader della maggioranza dovrebbero proporre un nuovo candidato entro un mese. 

Strasburgo – Dal commissario per il Mediterraneo a un piano per la sburocratizzazione, ma anche una linea più interventista sul controllo delle frontiere, con più rimpatri e “nuovi modi per contrastare l’immigrazione irregolare”. Spunta anche un nuovo fondo per la competitività, che partirà dal bilancio europeo. Nel programma di Ursula Von Der Leyen che sgrana nel discorso programmatico in attesa del voto sul suo bis alla guida della Commissione, ci sono parecchie mani tese a Giorgia Meloni. Un segnale che, al di là dell’esito del voto (dove i 24 voti di Fratelli d’Italia non sono determinanti ma comunque rappresenterebbero un segnale politico importante), le trattative fra Roma e Bruxelles alcuni risultati li hanno già ottenuti.

“Chi resta fermo resterà indietro, chi non sarà competitivo sarà dipendente”. È previsto dalle 13 di oggi il voto all’Europarlamento per l’elezione del presidente della Commissione, una riconferma pressoché certa per Ursula von der Leyen. Alla guida della Commissione Europea dal 2019 ad oggi, von der Leyen dovrà essere appoggiata da una soglia minima di 361 voti. Secondo gli analisti, potrebbe superare i 400 consensi in aula. Prima del voto e dell’esposizione del programma anticipato dalle linee guida, un lungo applauso dedicato a David Sassoli, ricordato all’inizio del discorso.

Ursula Von der Leyen alla prova del voto

Applausi ripetuti anche durante il lungo intervento pronunciato con forza: “Sono convinta che la versione dell’Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale sia comunque la migliore versione dell’Ue della storia. Non lascerò che la polarizzazione estrema della nostra società venga accettata e non accetterò che gli estremismi o le demagogie distruggano il nostro stile di vita europeo”, ha detto von der Leyen che ha anche annunciato l’intenzione di nominare un commissario per il Mediterraneo. E ancora, “l’era della dipendenza dalla Russia è finita”. L’Unione europea deve “assicurarsi che l’era della dipendenza dai combustibili fossili russi sia finita una volta per tutte”, ha affermato.

Quindi, il conflitto Hamas-Israele: “Lo spargimento di sangue a Gaza deve fermarsi, qui e ora. L’umanità non può sopportare oltre. Stiamo lavorando per un maggior sostegno all’Autorità Nazionale Palestinese. La soluzione a due Stati è il modo migliore per garantire la sicurezza, per entrambi, israeliani e palestinesi. La gente della regione merita la pace e la prosperità, e l’Ue sarà con loro”, ha aggiunto. “Mi assicurerò che gli agricoltori europei siano remunerati con un reddito equo. Sulla base delle raccomandazioni che arriveranno dal dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura” lanciato a gennaio” lavoreremo a una nuova strategia per il settore dell’agroalimentare europeo”, ha aggiunto dopo aver affrontato l’obiettivo di tagliare le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 sarà scritto nella nostra legge Ue sul clima”.

Mentre arriva qualche fischio unito alle proteste dall’ultradestra Ue per la lunghezza del suo discorso – Jorge Martín Frías si è alzato mostrando il suo orologio – von der Leyen affronta il tema dello stato di diritto il cui rispetto “è un dovere e rafforzeremo la difesa dei media liberi”.  Quindi le nuove generazioni: “Affronteremo la piaga del cyberbullismo, agiremo contro la progettazione delle piattaforme che inducono dipendenza e convocheremo la prima inchiesta a livello Ue sull’impatto dei social media sulla salute dei giovani. L’infanzia e l’adolescenza sono periodi di straordinario sviluppo ma anche di vulnerabilità, vediamo sempre più report sulla crisi della salute mentale. I social media, l’eccessivo tempo davanti allo schermo e le pratiche di dipendenza hanno fatto il loro tempo”.

“Bene il discorso di Von der Leyen dove accoglie molte proposte di Forza Italia. La voteremo“. Lo scrive in un tweet il vicepremier, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani. Più distaccato il co-presidente di Ecr Nicola Procaccini parlando in Aula prima del voto su Ursula von der Leyen: “Voglio deludere subito chi si aspetta un’indicazione di voto da parte dell’Ecr. Il nostro gruppo è composto da partiti che non rinunciano alle prerogative nazionali e ognuno si esprimerà sulla base dell’interesse nazionale. Oggi i cittadini hanno sposato le buone idee del centrodestra, e credo che lei debba tenerne conto”. Ma cosa accadrebbe nel caso in cui Ursula von der Leyen non passasse la prova del voto?

Una eventuale bocciatura della Spitzenkandidat del Ppe, evento mai accaduto prima, causerebbe significativi ritardi e complicazioni politiche. I leader della maggioranza dovrebbero infatti proporre un nuovo candidato entro un mese, posticipando l’insediamento del nuovo presidente all’inizio del 2025 anziché a novembre, con conseguente stallo istituzionale. La presidente uscente ha confermato il suo impegno per il Green Deal, una mossa che potrebbe assicurarle il sostegno cruciale di un altro gruppo, quello dei Verdi (che contano 53 deputati), i cui membri decideranno ufficialmente dopo aver ascoltato il suo intervento. Anche il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), di cui Fratelli d’Italia è la maggiore delegazione, è incerto sul proprio appoggio.

Infatti, nonostante alcune posizioni più radicali, Ecr condivide diverse vedute con la maggioranza Ursula, come il sostegno all’Ucraina, distinguendosi perciò da altri gruppi di estrema destra. Allora, se un numero sufficiente dei Verdi decidesse di non sostenere von der Leyen, i voti di Ecr diventerebbero cruciali per la presidente uscente. In cambio del loro supporto, i conservatori chiederebbero un maggior coinvolgimento nelle nomine alle cariche Ue, da cui sono stati finora largamente esclusi. 

Von der Leyen ha mostrato una certa aperture verso questa proposta, pur escludendo una “collaborazione strutturale” con il gruppo di destra, per non alienarsi la sua stessa maggioranza. In questa situazione, la scelta di Giorgia Meloni, leader del gruppo, si prospetta rischiosa, anche perché all’interno dei Conservatori ci sono almeno due delegazioni, quella ceca e quella olandese, che hanno già deciso di dare il proprio sì a von der Leyen. Se Fratelli d’Italia si allineasse a questa posizione, potrebbe provocare una spaccatura interna al gruppo; se non lo facesse, resterebbe definitivamente all’opposizione.

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