Bardella capogruppo dei “Patrioti per l’Europa”, tra i vice spunta Vannacci

L’internazionale sovranista guidata dal presidente ungherese, Viktor Orban, prepara la dura opposizione a Ursula von der Leyen.

Bruxelles – Prende forma il nuovo gruppo “Patrioti per l’Europa”, promosso da Viktor Orban. Sono al momento 84 gli eurodeputati che hanno aderito e arrivano principalmente da Identità e Democrazia, ma tra le loro fila contano anche gli spagnoli di Vox, che hanno abbandonato l’Ecr (Conservatori e Riformisti) di Giorgia Meloni, indebolendola ulteriormente sui tavoli delle trattative. Con questi numeri i sovranisti sono il terzo gruppo dell’Europarlamento e si preparano a una dura opposizione a Ursula von der Leyen. 

Al suo interno, oltre allo stesso Orban, può vantare i 30 eurodeputati del Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella: sarà proprio l’enfant prodige fresco di sconfitta elettorale nella sua Francia a guidare il nuovo gruppo in Parlamento, al suo fianco sei vice, tra i quali spicca il generale Roberto Vannacci, campione di preferenze nella Lega di Matteo Salvini. La pattuglia leghista è la terza per numero dopo i francesi e gli ungheresi di Fidesz. Seguono a ruota il partito della Libertà austriaco, gli olandesi del PVV e gli spagnoli di Vox, con 6 eurodeputati ciascuno.

Matteo Salvini e Marine Le Pen aderiscono ai “Patrioti per l’Europa”

Quella che sta nascendo è di fatto una sorta di “internazionale sovranista”, un’alleanza tra partiti di destra – anche estrema – che non nasconde le sue simpatie per Donald Trump e Vladimir Putin. Il capo del Carroccio ha festeggiato sui social l’elezione del suo eurodeputato di punta: “Rappresenterà la Lega e gli Italiani”, ha scritto. In precedenza lo stesso Salvini aveva annunciato, sempre a mezzo social, l’adesione al gruppo di Orban: “I popoli europei – ha scritto – hanno dimostrato di volere un cambiamento radicale a Bruxelles contro lo strapotere di burocrati e banchieri, superando definitivamente il disastroso modello degli ultimi cinque anni fondato su scelte filo-islamiche, filo-cinesi ed eco-estremiste con sinistre socialisti”. 

Chi invece non è della partita è la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Anche se il suo Ecr perde pezzi e di conseguenza diminuisce il suo potere contrattuale, la premier sa bene che entrare nell’affollato gruppo in cui dovrebbe convivere con tante “prime donne”, compreso l’alleato italiano, la metterebbe ai margini dell’Europa. 

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