Tik Tok spinge i giovani verso contenuti dannosi per la salute mentale

Un social che è l’humus ideale per lo sviluppo di personalità psicopatologiche, un facile veicolo di contagio di malattie psicosomatiche.

Roma – I disturbi psichiatrici imperversano sul web! Che l’avvento della rete globale, Internet, considerata una vera e propria “piazza virtuale”, attraversata da tutto ciò che circola al mondo, avrebbe facilitato anche la circolazione di temi delicati e pericolosi per la saluta umana, era ipotizzabile. Quindi, non sorprende più di tanto tutto il materiale che vaga nel “cyberspace”. Ad esempio, sull’onnipresente TikTok -la piattaforma di condivisione di filmati attraverso la rete – imperversano video che ironizzano o sminuiscono gli effetti di alcuni disturbi mentali. Il social ha registrato qualche centinaio di post riguardanti le tendenze sulla salute mentale.

E se si considera che TikTok è la piattaforma più utilizzata dalla cosiddetta “Generazione Z” – ovvero i nati tra i medio-tardi anni ’90 del secolo scorso e gli anni ‘2000 del nuovo millennio, la prima generazione digitale – la tematica assume una notevole criticità. Uno degli argomenti più diffusi sul web è l’ormai diventato famoso (si fa per dire) “ADHD”, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, che ha raggiunto più di 150 milioni di post. E’ Balzato agli… onori della cronaca durante la pandemia, quando l’isolamento per le note vicende del virus e la solitudine non potevano che causare un sovrabbondante utilizzo di dispositivi elettronici. I creatori di contenuti sul tema hanno sostenuto che parlare di questo disturbo concorre alla sua sensibilizzazione e di agevolare la possibilità di avere informazioni sulla malattia.

Però, c’è sa registrare anche i milioni di video che hanno cercato si sminuire il disturbo mentale, paragonandolo ad una sorta di aspetto bislacco del proprio carattere. Così come è tutto un profluvio di influencer-medici che danno informazioni sulle autodiagnosi. Secondo la medicina ufficiale, l’ADHD è uno dei disturbi mentali che colpisce maggiormente i bambini. Si manifesta con l’incapacità di restare concentrati, un movimento frenetico rispetto alle circostanze date e aumento dell’impulsività. Pare che l’individuazione del disturbo sia più immediato nel genere maschile, in quanto le donne sono portate a tenere più nascosti e inattivi i sintomi. Non si comprende se il comportamento derivi dalla genetica o sia l’effetto di un divieto sociale di esprimerne in pubblico alcune modalità. Comunque sia, il fenomeno ha accresciuto il numero dei controlli tra gli adulti.

Tanto è vero che “Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), un importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America, in un recente studio ha rilevato che è molto cresciuto il numero di individui che assumono farmaci per il ADHD. Il picco è stato raggiunto durante la pandemia, che non smette mai di manifestare la sua perfidia, in cui il consumo di farmaci è cresciuto soprattutto tra le donne tra il 20 e 49 anni. Mentre le piattaforme impazzano e i creatori di contenuti ribadiscono, in ogni occasione, che il loro scopo è di pubblicare informazioni e video su tematiche mediche per sensibilizzare l’opinione pubblica. In realtà sono tanti che la pensano diversamente, soprattutto perché TikTok è il social più diffuso tra i giovanissimi. Anche perché, come ha rilevato una ricerca a pubblicata su “Comprehensive Psychiatry”, prestigiosa rivista medica bimestrale statunitense, i social media sono stati tra i principali canali di diffusione di epidemie di depressione e solitudine tra la Gen Z.

Inoltre, piattaforme come TikTok rappresentano l’humus ideale per lo sviluppo di personalità psicopatologiche. Quindi un facile veicolo di contagio di malattie psicosomatiche, di cui fino a poco prima non si avevano mai avvertito i sintomi. Inoltre, le grandi multinazionali farmaceutiche, fiutando l’affare dell’autodiagnosi, hanno ideato dei quiz e commercializzato magliette con frasi del seguente tenore: “pensare troppo, troppo stimolato, sopraffatto”! Sicuramente, non esiste un rapporto causale diretto tra social e disturbo mentale, tuttavia il loro contributo è stato appurato, così come la mercificazione della malattia!

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa