La coinquilina di Meredith Kercher, uccisa nel 2007 a Firenze, lo aveva accusato nel memoriale scritto in questura durante il suo arresto, ma lui è risultato completamente estraneo ai fatti.
Firenze – “Amanda Knox non è una vittima, ma una calunniatrice”. Con queste parole l’avvocato Carlo Pacelli, il legale di Patrick Lumumba, ha commentato la sentenza letta stamani a Firenze al termine di una breve camera di consiglio, con la quale la Corte d’assise d’appello ha confermato la condanna per Amanda Knox a tre anni – comunque già scontati – per avere calunniato Lumumba nelle prime fasi delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia la sera del 1º novembre 2007. Knox aveva coinvolto l’uomo nel delitto per il quale è stato poi prosciolto, essendo risultato completamente estraneo. Lumumba non ha partecipato all’udienza perché impossibilitato a causa di un impegno di lavoro.
La donna, ora 36enne, vive a Seattle con il marito e due figli piccoli. Insieme a Raffaele Sollecito, all’epoca suo fidanzato, venne condannata per il delitto Kercher in primo grado a Perugia e assolta, sempre assieme a lui, in appello. La sentenza però venne annullata dalla Cassazione che dispose un nuovo processo celebrato a Firenze e finito con una nuova condanna, poi, però, definitivamente annullata senza rinvio dalla Suprema Corte che ha reso definitiva l’assoluzione. Per l’omicidio della studentessa inglese l’unico condannato a 16 anni in rito abbreviato è stato Rudy Guede.
La Corte d’assise d’appello, riunitasi a porte chiuse, ha dunque confermato che Knox è responsabile di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, dopo che la Cassazione aveva annullato la condanna a tre anni rinviando il procedimento per valutare la configurabilità del reato in relazione solo al memoriale scritto dall’ex studentessa americana in questura a Perugia nelle fasi del suo arresto. Lumumba, invece, in quella prima fase dell’indagine rimase in carcere per 14 giorni prima di essere scagionato.
Nella ressa di teleoperatori e fotografi presenti all’ingresso del tribunale (ma non ammessi all’interno dell’aula), Amanda Knox è stata involontariamente urtata sulla testa da una telecamera, riportando un piccolo bernoccolo, “nulla di grave” ha assicurato uno dei suoi difensori, Luca Luparia Donati.