La segretaria dem ha partecipato al sit-in a piazzale Clodio al fianco dei genitori del ricercatore in occasione dell’udienza del processo.
Roma – Nel giorno della nuova udienza del processo sul sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni, anche la segretaria del Partito democratico Elly Schlein ha partecipato insieme al dem Gianni Cuperlo, a studenti, giornalisti e attivisti, al sit-in fuori dal tribunale di piazzale Clodio a Roma, al fianco dei genitori di Giulio – Paola e Claudio Regeni – e alla legale della famiglia, Alessandra Ballerini. Schlein ha accusato il governo dopo la decisione della Farnesina, con un decreto del 7 maggio scorso di concerto con i ministeri della Giustizia e dell’Interno, di allargare la lista dei paesi di origine dei migranti che l’Italia considera “sicuri”, includendo realtà come Bangladesh, Camerun, Colombia, Perù e Sri Lanka, ma soprattutto anche il regime egiziano di Al Sisi.
E ciò, nonostante torture e violenze contro la società civile, come i rifugiati, siano all’ordine del giorno. “L’Egitto non è un Paese sicuro – ha replicato la segretaria dem – e lo ha dimostrato in ogni modo. Ed è vergognoso che sia sempre mancata una collaborazione con l’Egitto dove si continuano a perpetrare violazioni dei diritti fondamentali”. Al processo, che si celebra a Roma, per l’omicidio di Giulio Regeni sono imputati quattro 007 egiziani, Usham Helmi, il generale Sabir Tariq e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.
Sono accusati del reato di sequestro di persona pluriaggravato, mentre al solo Sharif sono contestati anche i reati di concorso in lesioni personali aggravate e di concorso in omicidio aggravato. Intanto, in Aula è emerso che un colonello della polizia investigativa del Cairo sarebbe stato in possesso del passaporto
di Giulio Regeni prima di effettuare la perquisizione, il 24 marzo del 2016, nell’abitazione dove viveva uno della banda criminale che venne accusata falsamente dell’omicidio di Giulio. Il documento venne poi fatto trovare in quell’appartamento dalle autorità egiziane. Un fatto che emergerebbe da un audio che la Procura di Roma ha chiesto di acquisire agli atti del processo a carico di quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani.
L’audio, secondo quanto ha affermato il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, sarebbe stato fatto da un testimone che ha ascoltato una delle persone presenti nell’appartamento durante la perquisizione della polizia. I giudici si sono riservati di decidere. In Aula è stato, poi, mostrato un video, preso da fonti aperte e già noto in Italia, in cui vengono intervistati i parenti della presunta banda di criminale. Dalle loro affermazioni e in base a quanto riferito dal colonello del Ros, Onofrio Panebianco, è emerso inoltre che alcuni oggetti, come il portafogli, porta occhiali e auricolare, trovati nell’appartamento e consegnati anni dopo agli inquirenti italiani, non appartenevano a Regeni.
Intanto la docente dell’Università di Cambrige, Maha Abdelrahman, tutor di Giulio Regeni nel periodo in cui il ragazzo era al Cairo “ha accettato di deporre sulla vicenda. E’ la prima volta che lo fa”. Lo ha detto in udienza nel corso del processo per l’omicidio del ricercatore triestino, il procuratore Colaiocco che ha chiesto alla corte la possibilità di ascoltare la docente in videoconferenza. In una mail infatti la “docente
ha spiegato di non poter venire a deporre in Italia per via delle condizioni di salute di un parente ma che è
disponibile ad una videoconferenza”.