Il padre dell’attivista detenuta in Ungheria e candidata alle europee con Avs, denuncia un’ulteriore violazione dei diritti di sua figlia.
Roma – “Ci appelliamo al ministro degli esteri e al governo intero affinché il diritto voto possa essere
esercitato da Ilaria Salis”. Lo hanno annunciato in conferenza stampa i leader di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli insieme a Nicola Fratoianni, dopo l’appello del padre della candidata di Avs reclusa in carcere a Budapest sulla impossibilità comunicata dall’Ungheria di poter votare alle elezioni europee nelle quali è candidata a causa dell’assenza di una disciplina normativa che lo permetta. “Raccogliamo e rilanciamo la denuncia del padre di Ilaria”, ha sottolineato Bonelli.
Il padre dell’attivista reclusa a Budapest, Roberto Salis, ha denunciato: le autorità del carcere “hanno chiesto a tutte le detenute se volessero votare e Ilaria ha detto di sì. Ma gli è stato risposto che non sanno come farla votare perché sembra ci sia un buco normativo italiano che non glielo consente poiché è in detenzione cautelare in Ungheria”. “Ilaria – ha raccontato – mi ha detto che c’è una carenza legislativa italiana che non le consentirebbe di votare. Ha interpellato l’ambasciata che non le ha saputo dare risposta, c’è una palese violazione dei diritti umani in corso e ci vorrebbe una presa di posizione chiara del governo”.
Salis ha anche approfittato per dire di aver “letto articoli polemici sulla mia presenza al Salone del libro di Torino, ma faccio presente che al Salone c’era il ministro Matteo Salvini che sta facendo esattamente le stesse cose che sto facendo io per il suo candidato Roberto Vannacci”. E ancora, “nessuno mi ha dato chiarimenti sulla par condicio – ha aggiunto – li attendo con curiosità. Sono un libero cittadino che in campagna elettorale può dire quello che gli pare, a meno che non vogliamo limitare i diritti dei liberi cittadini”.
E ancora, sulla situazione detentiva della figlia insorge: “E’ un’altra palese violazione dei diritti umani: l’8 maggio sono scaduti i sei mesi stabiliti dal giudice che non decide sul prolungamento finché non arriva la decisione sull’appello che abbiamo presentato per avere i domiciliari. Ma la sostanza è che lei ora è in carcere senza che ci sia una disposizione della magistratura. E anche questo avviene – conclude – senza che il governo o la diplomazia facciano nulla”.