La cordata contro il generale di alcuni parlamentari che hanno interpellato gli uffici elettorali per avere chiarimenti sulla sua posizione.
Roma – Dal giorno dell’annuncio della candidatura di Roberto Vannacci ne sono successe di tutti i colori. Polemiche, attacchi, siparietti ironici e pure divieti di presentare il suo libro. Tutti contro Vannacci. Adesso però c’è un gruppo di parlamentari che prova a “disinnescare la bomba” del generale sul voto alle elezioni europee con un nodo, o cavillo burocratico, che dir si voglia, per bloccare la sua corsa. A non consentire al generale di prendere parte alle elezioni sarebbe l’articolo 1485 del codice dell’ordinamento militare, previsto con decreto legislativo 66 del 2010.
La legge riguarda però l’elezione al Parlamento nazionale o alle amministrative e regionali, mentre considerando il Parlamento europeo la normativa risulterebbe priva di disciplina. Vannacci infatti replica: “Stupidaggini, non è vero”. E anche il ministero della Difesa smentisce. La cordata dei parlamentari prende la mosse da una richiesta di chiarimenti presso gli uffici circoscrizionali elettorali del Centro Italia per la sua possibile ineleggibilità. Quale il nodo? A non consentire al candidato della Lega di prendere parte alle elezioni sarebbe l’articolo 1485 del codice dell’ordinamento militare, previsto con decreto legislativo 66 del 2010 e che rimanda all’articolo 7 del decreto del presidente della Repubblica del 30 marzo 1957 n. 361.
Secondo questo decreto, per gli ufficiali generali, viene sancita l’ineleggibilità per coloro che abbiano esercitato le loro funzioni nella circoscrizione in cui sono candidati. La legge, va sottolineato, riguarda però l’elezione al Parlamento nazionale o alle amministrative e regionali, mentre considerando il Parlamento europeo la normativa risulterebbe priva di disciplina. Il generale Vannacci a dicembre 2023 aveva ottenuto un nuovo incarico a capo di Stato maggiore del comando delle forze operative terrestri e comando operativo esercito, ma ad oggi è sospeso dal servizio per via di un’inchiesta disciplinare conclusasi a febbraio. Comunque, stando all’ordinamento, mantiene le sue funzioni e proprio per questo motivo potrebbe non essere candidabile.
Pronta la replica del generale: “Non ne so nulla e non è vero. Stupidaggini. A me non risulta. Mi risulta che sia una norma applicabile alle elezioni amministrative, non alle europee. È questo che mi risulta”. Il ministero della Difesa fornisce poi questa interpretazione: “Effettuate le dovute verifiche con gli organi competenti”, il dicastero spiega che “l’art. 1485 del Codice dell’ordinamento militare, nel definire le cause di ineleggibilità al Parlamento rimanda al decreto del presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361.
Il dpr in parola, tuttavia, disciplina le norme per la elezione alla Camera dei Deputati“. L’art. 1486 del codice poi, prosegue la nota del ministero presieduto da Guido Crosetto, “nel disciplinare le cause di ineleggibilità alla carica di consigliere regionale, specifica che ‘non sono eleggibili a consigliere regionale nel territorio nel quale esercitano il comando, gli ufficiali generali, gli ammiragli, e gli ufficiali superiori delle Forze armate’. Il citato articolo, inoltre, specifica che ‘la causa di ineleggibilità non ha effetto se l’interessato cessa dalle funzioni per dimissioni, trasferimento, revoca dell’incarico o del comando, collocamento in aspettativa non retribuita, non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature”.
Per questo motivo Roberto Vannacci, secondo la Difesa, è candidabile nel Centro Italia, dove Matteo Salvini lo ha messo capolista. Nonostante, prima di venire sospeso dal servizio e darsi alla politica, fosse stato nominato Capo di Stato Maggiore di Comfoter Esercito con sede a Roma. E la Capitale fa ovviamente parte della circoscrizione Centro Italia. La valutazione finale spetterà comunque agli Uffici elettorali e al Viminale, come ricorda la stessa nota del ministero della Difesa.