Della transessuale di Pavia sparita nel nulla da oltre 4 mesi non si hanno notizie. Nemmeno una segnalazione di qualcuno che possa averla vista viva. Le indagini proseguono con un indagato a piede libero: il convivente della escort che si è sempre professato innocente. Le ricerche a vasto raggio hanno dato esito negativo.
Pavia – Continuano le ricerche di Lara, la quarantenne transessuale scomparsa lo scorso 21 dicembre a Pavia. I carabinieri del nucleo Investigativo di Pavia con il supporto della Territoriale e della Compagnia Carabinieri di Stradella hanno passato al setaccio tutta l’area di Castelletto di Branduzzo, piccolo comune del pavese in cui si perdono le tracce del telefono di Lara, all’anagrafe Leandro Dos Santos Bercelos. Le ricerche, svolte sull’intero territorio nazionale, hanno interessato, localmente, decine di vecchie cascine abbandonate allocate nel raggio di estensione del ponte ripetitore le cui celle sarebbero state agganciate dal telefonino di Lara.
La sera della scomparsa Lara era uscita in cerca di clienti. Il transessuale faceva la escort su appuntamento. L’ipotesi è che Lara, dopo essersi fermata nel parcheggio del Lido al Canarazzo – che si trova fuori Pavia nelle vicinanze di Carbonara Ticino – si sarebbe spostata in auto insieme a un cliente. Lo stesso che l’aveva chiamata al telefono prima di uscire di casa. I due avrebbero attraversato il ponte sul Po di Bressana-Mezzana, raggiungendo così l’area del parco palustre frequentata nelle ore notturne da persone che si appartano in auto per consumare rapporti sessuali a pagamento. Trascorse parecchie ore dall’uscita di Lara, Roberto Caruso, il pizzaiolo con cui Lara convive da tre anni, avrebbe provato a chiamarla al cellulare dove – dice il 40enne di Pavia – l’avrebbe sentita litigare con il cliente. Erano le 4:19 del mattino e la chiamata si sarebbe interrotta poco dopo. Caruso avrebbe poi provato a richiamala ma dopo diversi squilli avrebbe risposto il cliente dicendo che Lara se n’era andata lasciando sul sedile portafogli e telefono. Poi di nuovo il vuoto e da quel momento il cellulare sarebbe rimasto irraggiungibile perché spento. In preda alla disperazione Caruso avrebbe poi inviato una serie di messaggi su Whatsapp chiedendo al cliente che era con lei di non farle del male.
Nove giorni dopo Caruso decide di denunciare la scomparsa di Lara e si presenta dai carabinieri di Pavia. I militari, coordinati dalla Procura e su disposizioni di quest’ultima, avevano perquisito l’abitazione della scomparsa rinvenendo tracce di sangue su un muro e su una valigia, giustificate da Caruso come segni di piccoli incidenti domestici avvenuti in passato. Caruso si è sempre dichiarato innocente e tramite il suo legale di fiducia, avvocato Alessio Corna, ha presentato richiesta di incidente probatorio per le tracce ematiche rinvenute nell’appartamento consegnando anche gli screenshot dei messaggi inviati a Lara con il noto servizio di messaggeria.
Le prime ricerche si erano concentrate in zona Lido di Pavia, precisamente in località Canarazzo, sulle rive del Ticino, dove 24 squadre di vigili del fuoco, droni, unità cinofile e un elicottero dei carabinieri hanno cercato qualsiasi indizio che potesse portare a concreti sviluppi sul caso. I militari hanno repertato in loco 2 giubbotti di colore blu scuro di cui uno tipo piumino. Entrambi gli indumenti si trovavano vicino alla riva del fiume, arrotolati. Secondo la descrizione fornita dal fidanzato della scomparsa però quella sera Lara indossava un giubbino di pelle nera, nulla a che vedere con quelli ritrovati sul grande affluente del Po.