Il padre, al corteo dell’Anpi Roma cita “Il giorno della civetta” di Sciascia: “Nel pozzo c’è stata abbastanza e bisogna tirarla fuori”.
Roma – “Sono orgogliosa che nel mio Paese si ricordi tutti gli anni la cacciata dei nazifascisti grazie alla coraggiosa lotta di partigiani e partigiane. Dalla mia cella ardentemente desidero che il mio paese si mostri tutti i giorni all’altezza della propria storia, che oggi come in passato voglia opporsi all’ingiustizia del mondo e schierarsi dalla parte giusta della storia. Buon 25 aprile”. Queste le parole di Ilaria Salis lette dal padre Roberto sul palco della manifestazione Anpi, a Roma.
L’insegnate candidata alle europee con Avs parla dalla sua cella in Ungheria, detenuta da 14 mesi a Budapest con l’accusa di aver partecipato a due aggressioni nei confronti di militanti neofascisti, rischia una condanna a 11 anni. Per lei è stata respinta la richiesta dei domiciliari avanzata dai suoi legali. Intanto, durante le manifestazioni di Roma si è inneggiato a “Ilaria Libera”. Questo il coro gridato dai partecipanti durante il corteo dell’Anpi per il 25 aprile, non appena hanno visto arrivare il papà di Ilaria, Roberto Salis. “Non so cosa sia un simbolo dell’antifascismo. Però credo – ha detto il padre dell’attivista accusata di un reato politico – che un simbolo dell’antifascismo sia una faccia. Credo che Ilaria da quel punto di vista abbia un qualche diritto di essere considerata un simbolo dell’antifascismo”.
L’uomo è poi tornato sulla questione della candidatura e l’attenzione delle istituzioni al caso: “Diciamo che la
situazione di mia figlia è stata sottotraccia per undici mesi e non c’è stato un grande lavoro. Adesso non vedo risultati concreti, anche la richiesta dei domiciliari in Ungheria eseguita seguendo le indicazioni delle istituzioni non è andata a buon fine. Per cui bisogna provare tutte le strade e sicuramente – dice senza mezzi termini – anche la candidatura è una strada importante”. Su chi non si dichiara antifascista Salis ha affermato: “c’è un detto toscano che dice che ognuno è quel che può essere. C’è anche un bel libero ‘Uomini e no’, che forse qualcuno dovrebbe rileggere in questo periodo”.
A chi gli chiede come sia possibile che qualcuno non veda ancora quale fosse la parte giusta della storia, come ha fatto notare Ilaria dalla sua cella, il padre risponde: “C’è tanto lavoro da fare per gli oculisti”. E ancora, Roberto Salis incalza: “sono qui a rappresentarla fintanto che non può venire con le sue gambe. Lei ha già fatto un 25 aprile in carcere, quello del 2023 però non abbiamo voluto rendere nota la sua situazione per una serie di motivi. Questo è il primo 25 aprile che si può fare e deve essere l’ultimo con lei in carcere”.
E infine, il padre dell’attivista detenuta: “‘Se si guarda il pozzo dall’alto si vede il sole e la luna, se si vuole vedere la verità bisogna arrivare in fondo al pozzo’. Ilaria aveva già ben chiara qual è la verità, molto meglio di me e di molte persone e sicuramente molto meglio dei nazisti che la stanno carcerando in questo modo. Adesso nel pozzo c’è stata abbastanza e bisogna tirarla fuori”, ha detto ancora citando ‘Il Giorno della Civetta di Leonardo Sciascia.