Il cardinale Zuppi interviene sulla drammaticità dei conflitti in corso: “il tema della pace non è facoltativo, serve un dialogo serio”.
Roma – Un appello a tutti i parlamentari affinché non approvino le modifiche alla legge 185/90 sulle
norme che regolano il “controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, già passata al Senato a fine febbraio e ora in commissione alla Camera. “Non possiamo accettare una politica succube dei piazzisti d’armi, dei mercanti di morte. Anche ora, in questi tempi bui, rinnoviamo l’impegno e la scelta della nonviolenza come pilastro della pace. Rifiutiamo la guerra, gridiamo la speranza”. Il Movimento cattolico “Pax Christi” invade la politica e la geopolitica. Parole che hanno riscosso il favore della platea riunita nell’Assemblea nazionale che si è svolta nei giorni 20 e 21 aprile a Ciampino.
“La situazione attuale – scrive Pax Christi – è sempre più drammatica, con scelte che vanno nella direzione
della guerra: la follia del riarmo con la prospettiva di arrivare in Italia al 2/% del Pil per le spese militari; il
tentativo in atto da parte dei mercanti di morte di affossare la legge 185/90 sul commercio delle armi; la non adesione dell’Italia al trattato per la messa al bando delle armi nucleari; l’idea, furbescamente ventilata, di una legione straniera all’italiana, per concedere la cittadinanza ai migranti che si arruolano e sono disposti a combattere per l’Italia. E l’elenco potrebbe continuare…”.
“Rinnoviamo l’impegno per la nonviolenza, sostenendo anche percorsi formativi e didattici – prosegue -. Incoraggiamo l’obiezione di coscienza di fronte alla guerra e alla catastrofe ambientale che chiede scelte radicali”. Pax Christi rileva come “dal mondo dei giovani, dalle università arrivano segni di speranza e di impegno per un altro modo possibile”. Lo sguardo del movimento cattolico è puntato alla “Arena di Pace”, manifestazione che si svolgerà sabato 18 maggio nell’anfiteatro romano di Verona dove si raduneranno migliaia di persone per confrontarsi sui temi della giustizia, della pace e della cura del creato.
Pax Christi chiede anche che si impedisca “la prevista autonomia differenziata, contro la quale ci sono già stati autorevoli interventi ecclesiali, ma purtroppo solo dal sud dell’Italia. Non possiamo tacere! Dal sud al nord, insieme”. I lavori sono iniziati con i saluti inviati dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, e con una tavola rotonda: “Al cuore dell’Europa la pace”. Il tema della pace “non è facoltativo. Pensavamo che fosse garantita, abbiamo scoperto che non è così. Il passaggio a questa consapevolezza – ha sottolineato Zuppi – deve tradursi in scelte di un dialogo serio che deve prevedere risposte in un mondo che non può non preoccuparci”.
Il presidente della Cei ha anche ricordato che “l’Europa nasce dalla tragedia della guerra e se non riesce ad avere gli strumenti della pace tradisce sé stessa e fa mancare qualcosa. Mi auguro che sappia scegliere la cultura della pace per far tesoro della propria storia e portare visione di pace indispensabile”.
Zuppi ha infine messo in evidenza come negli anni non sia stata fatta “nessuna manutenzione” e “abbiamo accettato che l’ascensore sociale era rotto”. “Dobbiamo, invece, renderci conto delle disuguaglianze e delle cause di queste – ha concluso – che dipendono dal fatto che abbiamo accettato che alcuni meccanismi non venissero corretti. Diventa fondamentale recuperare il termine universale che dipende anche dall’Europa e anche essa necessita di manutenzione”.
In Italia Pax Christi nacque nel 1954, per desiderio di Monsignor Montini della Segreteria di Stato Vaticana, e Monsignor Vallainc fu incaricato di seguirne i primi passi come segretario nazionale. Fin dai primi anni l’impegno del movimento è stato quello di “responsabilizzare i cattolici italiani in crociate di preghiera per la pace nel mondo” e “…divulgare l’insegnamento della Chiesa sulla Pace. L’impostazione iniziale del movimento internazionale e delle sezioni nazionali fu dunque prevalentemente spirituale, ma dopo la promulgazione della “Pacem in Terris” e l’avvento del Concilio Vaticano Il, Pax Christi fu quasi “costretta” ad allargare il proprio campo di azione.
Pax Christi ha denunciato in questi ultimi mesi un aumento record, nel 2023, della spesa militare. Nel mondo si parla di pace e – neanche piano piano- ci si prepara alla guerra. Il Rapporto trasmesso dall’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma, il Sipri, lo certifica. Il Sipri è il più autorevole istituto indipendente di ricerca e analisi sulla sicurezza globale. Ha tirato le somme: l’anno scorso si sono spesi in armamenti 2.443 miliardi di dollari, pari a 2.293 miliardi di euro. Mai così tanti. L’equivalente del 2,3% del Prodotto interno lordo globale. L’incremento è stato del 6,8% in un anno: mai così alto dal 2009. Sempre per la prima volta dal 2009, la spesa è aumentata in tutte le cinque regioni geografiche. “Non c’è zona del mondo in cui le cose siano migliorate” osserva Nan Tian, ricercatrice del Sipri.