Il report sull’emergenza da inizio anno conta 30 vittime: è la disastrosa situazione della popolazione dei ‘reclusi’ dietro le sbarre.
Roma – Dal 2023 ad oggi, sono centouno le persone che si sono tolte la vita in carcere, 30 solo dall’inizio di questo anno al mese di aprile, che ancora si deve concludere. A lanciare l’ennesimo allarme sulla disastrosa situazione della popolazione dei ‘reclusi’ e sui tassi di autolesionismo, fino all’estremo gesto del suicidio, è Antigone nel dossier ‘Nodo al collo’ che pubblica questi drammatici numeri, proprio nel giorno dell’indagine sull’Istituto minorile Beccaria che ha portato all’arresto di tredici agenti della polizia penitenziaria per gravi accuse, tra le quali quella di torture e maltrattamenti sui giovanissimi detenuti loro affidati.
“Dalle biografie delle persone che si tolgono la vita emergono in molti casi situazioni di grande marginalità”, rileva il dossier che ricorda come nelle nostre carceri ci siano, al 31 marzo, 61.049 le persone detenute, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti. Quindi sono recluse circa 13.500 persone oltre il limite di ‘accoglienza’. Ossia che non hanno a disposizione un posto regolamentare. Tra chi si è tolto la vita in cella, compreso nel numero dei 101 che non ce l’hanno fatta a resistere tra le sbarre, ci sono “molte persone giovani e giovanissime, molte le persone di origine straniera, molte anche le situazioni di presunte o accertate patologie psichiatriche”.
Alcune provenivano da un passato di tossicodipendenza, altre erano persone senza fissa dimora. “L’età media di chi si è tolto la vita, in un istituto penitenziario, nell’ultimo anno e mezzo è di 40 anni. La fascia più rappresentata è quella tra i 30 e i 39 anni”, spiega Antigone. Gli stranieri, tenendo conto che la loro presenza in carcere è leggermente inferiore a un terzo della popolazione detenuta totale (31,3%), hanno un tasso di suicidi maggiore rispetto agli italiani. In tutti gli Istituti dove sono avvenuti suicidi nell’ultimo anno e mezzo, si registra una situazione più o meno grave di sovraffollamento, un ‘esercito’ di reclusi che ogni mese cresce di circa 331 unità.
“Le cause di questa crescita – segnala il dossier – sono diverse: maggiore lunghezza delle pene comminate, minore predisposizione dei magistrati di sorveglianza a concedere misure alternative alla detenzione o liberazione anticipata, introduzione di nuove norme penali e pratiche di Polizia che portano a un aumento degli ingressi. Tra queste ultime va sottolineato che l’attuale governo, dalla data del suo insediamento nell’ottobre del 2022, ha introdotto una decina di nuovi reati e sei nuove fattispecie penali”. Un impatto grave sul sovraffollamento, ad avviso di Antigone, “potrà avere anche la decisione di punire maggiormente i casi di lieve entità legati alle violazioni della legge sugli stupefacenti che, già attualmente, produce circa 20mila detenuti”.
Da considerare, invece, che a questo aumento della popolazione detenuta “non corrisponde un aumento del numero dei reati”. Dal 1 gennaio al 31 luglio 2023, informa l’associazione Antigone, erano stati commessi in Italia 1.228.454 delitti, il 5,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “Benché si debba attendere la fine dell’anno per scoprire il tasso del 2024, – si fa notare – considerato il numero di suicidi già avvenuti, il valore sembrerebbe destinato a crescere rispetto a quello del 2023. Disaggregando per genere il tasso di suicidi del 2023, vediamo come il tasso relativo alle donne (con 4 suicidi per una popolazione detenuta media di 2.493 persone) sia sensibilmente superiore a quello relativo agli uomini.
Il primo, relativo al mondo femminile, si attesta a 16 casi ogni 10mila persone, il secondo nell’area maschile a 11,8. Disaggregando invece il tasso per nazionalità, vediamo come l’incidenza dei suicidi sia maggiore tra le persone di origine straniera (28 suicidi per una popolazione detenuta media di 18.185), con un tasso pari a 15 casi ogni 10.000 persone, rispetto a un tasso pari 10,5 tra gli italiani”. Il 2022 è l’anno che ha registrato il numero maggiore di suicidi dietro le sbarre: a metà aprile se ne contavano 20. “E se il ritmo dovesse continuare in questo modo, a fine anno rischieremmo di arrivare a livelli ancor più drammatici rispetto a quelli dell’ultimo biennio”, rileva l’associazione.
“Oltre al numero in termini assoluti, un importante indicatore dell’ampiezza del fenomeno – prosegue il dossier – è il cosiddetto tasso di suicidi, ossia la relazione tra il numero dei decessi e la media delle persone detenute nel corso dell’anno. Nel 2023 con 70 suicidi tale tasso è pari a 12 casi ogni 10.000 persone, registrando – dopo il 2022 – il valore più alto dell’ultimo ventennio”.