Il ministro della Cultura all’attacco: “La sua storia deve essere riproposta non per alimentare divisioni ma per un giusto riconoscimento”.
Roma – “Vorrei vedere qui i vertici dell’Anpi a chiedere scusa. È ovvio che non c’è una responsabilità diretta, ma sarebbe bello se loro si unissero a noi per questa commemorazione”. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano attacca l’associazione dei partigiani a San Valentino di Castellarano nel Reggiano, a margine della commemorazione di Rolando Rivi, giovane seminarista ucciso nel ’45 dai partigiani comunisti poi proclamato Beato dalla Chiesa.
“C’è una verità giudiziaria dei tribunali italiani che condannarono alcuni partigiani comunisti per questo delitto – ha evidenziato il ministro Sangiuliano – Non c’è stata adeguata narrazione e si è dovuto aspettare la ricostruzione del giornalista Gianpaolo Pansa con il suo libro ‘Sangue dei Vinti’ per fare luce sul cosiddetto Triangolo Rosso. Sono qui anche per continuare un lungo lavoro per riempire pagine vuote di storia nazionale. Con le Foibe ci siamo quasi riusciti e consacreremo a Roma un museo che ricorda la tragica vicenda”.
A chi gli chiede se occorre superare le lotte ideologiche sulle uccisioni di quel tempo, il ministro Sangiuliano risponde così: “Ci furono nefandezze da una parte e dall’altra. Io stesso ho candidato Sant’Anna di Stazzema (nella provincia di Lucca dove avvenne l’eccidio nazifascista con la morte di 560 persone, il 12 agosto del ’44, ndr) ad un riconoscimento europeo. Teniamo conto di tutta la storia e credo che bisogna continuare a lavorare sulla memoria”.
Rolando Rivi, beato della Chiesa cattolica, è stato definito il “martire bambino”. Era nato a San Valentino, frazione di Castellarano, il 7 gennaio del 1931. Il 10 aprile 1945 fu rapito da un gruppo di partigiani comunisti, che costrinsero il ragazzo di 14 anni a seguirli nella boscaglia. Accusandolo di essere una spia dei fascisti, dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, lo uccisero a colpi di pistola in un bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano, il 13 aprile del 1945.
Nel 1951 la Corte di Assise di Lucca condannò i responsabili dell’uccisione, Giuseppe Corghi, che aveva sparato, e Delciso Rioli, comandante della 27ª Brigata Garibaldi “Dolo”, a 23 anni di reclusione. La condanna venne confermata nel 1952 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e diventò definitiva in Cassazione.
Dopo una serie di guarigioni riconosciute come miracolose, il 7 gennaio 2006 è stata aperta dall’arcidiocesi di Modena la sua causa di canonizzazione. Nel maggio 2012, la competente commissione vaticana dei teologi approvò la validità del suo martirio in odium fidei. Il 28 marzo 2013 Papa Francesco autorizzò la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto che ne riconosce il martirio e il 5 ottobre 2013 la cerimonia di beatificazione fu celebrata nel Palazzetto dello Sport di Modena, davanti a migliaia di persone.