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INCENERITORE IN LOMELLINA: NEL 2022 PARTIRA’ IL TERZO CAMINO

Non c’è pace per la terra del riso dove l’inquinamento atmosferico è il più alto d’Europa. Gli ambientalisti protestano ma in come altre occasioni non la spunteranno

PARONA (Pavia) – Inceneritori: Parona fa il tris. In una zona, quella della Lomellina, dove tra il termovalorizzatore di Parona, la raffineria di Sannazzaro e perché no, anche quella di Trecate – che è sì in provincia di Novara, ma lì il vento soffia verso Cassolnovo e Vigevano, al confine nord della Lomellina – in quella zona, dicevamo, i mezzi pubblici scarseggiano e la mobilità è quasi tutta su gomma (si è costretti a muoversi in auto, tanto per capirci), ecco, proprio lì, a Parona, si decide di realizzare un terzo forno, o terza linea che dir si voglia, per bruciare rifiuti. Tanto l’aria è già così irrespirabile che, camino più, camino meno, non ce ne accorgeremmo nemmeno.

Dati alla mano: nel 2019 la provincia di Pavia ha conquistato la “maglia nera” in Lombardia per il record di mortalità. L’indice accusatorio punta sugli inceneritori, sui fanghi nell’agricoltura, sulla raccolta differenziata e, ovviamente, anche sul traffico.

Ma andiamo un po’ indietro coi tempi: era il 2012 quando Lomellina Energia, la società che gestisce il termovalorizzatore di Parona, presentò il progetto per un nuovo forno. Dalle loro dichiarazioni il nuovo camino avrebbe sostituito il primo, quello, per così dire, “vecchio”. Il terzo forno, da quanto già si sapeva anni fa, verrà costruito di fianco al secondo e sarà “coperto” sull’esempio dei termovalorizzatori di Milano e Brescia. Coperto non per essere nascosto, dicono, ma per ragioni di sicurezza: operazioni di controllo e manutenzione, a quell’altezza, devono comunque essere protette e quindi riparate da una copertura. Ma siamo sicuri che alla fine i forni, o meglio, i camini resteranno due e non diventeranno automaticamente tre? Sempre da quanto si apprende da indiscrezioni sembrerebbe che per realizzare la nuova linea sia “matematicamente” necessario abbattere la prima.

Ancora oggi, nel 2020 ovvero otto anni dopo, Lomellina Energia conferma: il terzo forno sarà pronto nel 2022. Tra due anni la struttura nuova di pacca sostituirà la prima linea ma gli ambientalisti non ci stanno e attaccano:

“…Lomellina Energia attualmente lavora a metà regime – scrivono gli attivisti delle associazioni RifiutiAMOci, cittadini della Lomellina e della Provincia di Pavia, insieme al Comitato No fanghi in Lomellina, Bosco della Merlata, il Comitato No discarica di Sannazzaro de’ Burgondi, il Comitato Vivo la Bassa, il Comitato NO inceneritore di Retorbido, il WWF Lodigiano Pavese, l’Associazione Vigevano Sostenibile e La Lomellina – e brucia rifiuti da altre regioni, dato che la raccolta differenziata nel pavese sta aumentando e di conseguenza è sempre minore la quantità di rifiuti da bruciare. Qual è la necessità di mantenere in vita questo inceneritore?». In parole povere: se ad oggi ci sono due linee e lo stabilimento lavora a metà regime perché arrivano meno rifiuti, compresi quelli provenienti da fuori provincia, perché costruire un altro forno? Non basterebbe spegnerne uno?..”.

Intanto il Comune di Vigevano decide di uscire di scena, cedendo ad A2A, il primo operatore in Italia nell’ambito delle attività di recupero di materia ed energia attraverso la termovalorizzazione dei rifiuti, le sue quote di partecipazione in Lomellina Energia. Cede a 7,7 milioni di euro quel 20% dell’assetto societario di Lomellina Energia che Asm Isa (municipalizzata che si occupa di pulizia strade e raccolta rifiuti a Vigevano, ndr) aveva pagato 11milioni.

Che succede quindi? Intanto a dettare legge sarà A2A e, secondo quanto riferiscono gli stessi interessati:

“…L’impianto di Parona manterrà complessivamente lo stesso tonnellaggio di rifiuti trattati e gli stessi materiali. La nuova caldaia, già autorizzata nel 2013, andrà a sostituire l’attuale linea, ma la quantità di rifiuti autorizzata al trattamento non cambierà, resteranno 380mila tonnellate all’anno, che proverrebbero però soprattutto da fuori provincia…”.

Ora e a meno che i rifiuti non “mettano le ali” – come recita una nota réclame – queste 380mila tonnellate l’anno, da dove ed in che modo arriveranno a Parona?

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