In manette l’ex consigliere comunale Mimmo Russo: “I figli di quelli in galera devono entrare”. Contestata la modifica del Piano urbanistico per un centro commerciale.
Palermo – La politica a braccetto con la mafia: favori e assunzioni in cambio dl sostegno elettorale. E’ il classico spaccato del malaffare italico quello svelato a Palermo dai carabinieri che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip Walter Turturici su richiesta della Dda diretta da Maurizio de Lucia, nei confronti di 3 persone, una delle quali quali ristretta in carcere e le altre due sottoposte agli arresti domiciliari, accusate a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, traffico di influenze illecite aggravato dall’aver favorito l’associazione mafiosa.
In carcere è finito Mimmo Russo, ex consigliere comunale ed esponente di Fratelli d’Italia. Sono invece indagati ai domiciliari Gregorio Marchese, figlio dello storico killer di mafia Filippo Marchese, e il consulente d’azienda Achille Andò. Secondo l’impianto accusatorio, dal 2002 Russo avrebbe comprato i voti di Cosa nostra con soldi, buoni benzina, promesse di assunzioni in cooperative e supermercati. “I figli di quelli in galera devono entrare», diceva Mimmo Russo. Il politico infatti si sarebbe fatto in quattro per fare assumere i parenti dei mafiosi in una catena di supermercati.
L’accordo malsano con la mafia si sarebbe concretizzato anche quando Russo ha ricoperto il ruolo di presidente della Commissione urbanistica del Consiglio comunale di Palermo. Dalle carte dell’inchiesta emerge l’esistenza di un comitato d’affari che si stava occupando della costruzione a Palermo, nel quartiere Roccella, di un ipermercato. In questo contesto Russo si sarebbe attivato per sbloccare la variante del piano regolatore e destinare i terreni su cui doveva sorgere la struttura, fino ad allora a verde agricolo. Secondo il gip Russo in cambio “avrebbe potuto promettere assunzioni presso il medesimo centro commerciale in occasione delle elezioni comunali del 2022 alle quali si è presentato come candidato».
“Grazie al suo ufficio pubblico – scrive il gip – prometteva agli imprenditori e ai professionisti interessati ad investimenti nel Comune di Palermo che si sarebbe attivato per far aprire loro tutte le porte dell’amministrazione comunale. Di converso, otteneva da questi imprenditori e professionisti un pacchetto di assunzioni da usare come merce di scambio in campagna elettorale. La particolarità del metodo usato da Russo – si legge nel provvedimento – consiste nel fatto che le assunzioni venivano promessi in particolare a soggetti di interesse della criminalità organizzata, che così veniva ulteriormente coinvolta nella realizzazione del progetto.
A Russo i pm contestano pure l’aver accettato la promessa di voti mafiosi dal boss dello Zen Sandro Diele, in occasione delle regionali del 2012: in cambio il politico avrebbe dato al capomafia soldi, cibo e buoni benzina da distribuire per convincere gli elettori del quartiere a votarlo. Per le comunali del 2022, in cui non riuscì a essere eletto, si sarebbe inoltre fatto promettere, con la mediazione di Gregorio Marchese un pacchetto di voti da Achille Andò, consulente di due imprese di costruzione. In cambio gli avrebbe assicurato che, una volta eletto, si sarebbe speso per l’adozione di provvedimenti amministrativi in favore delle due società per cui lavorava, la Building Plot srl e la Building interessate a realizzare un centro commerciale a Rocella.