DANZARE… PER RESTARE AGGRAPPATA ALLA VITA

L’esempio di Gigliola Foglia, una testimonianza di forza e coraggio

Gigliola Foglia, comasca di Cadenabbia, classe 1964, scrittrice, giornalista e guida turistica, racconta con emozione e trasporto un pezzo della sua vita ricca di alti e bassi, in cui la danza (come sempre) ha avuto un posto d’onore.

“Ricordo che da piccolissima danzavo a casa con i vestiti di mia nonna – racconta Gigliola con un sorriso – perché ho da sempre inseguito il sogno della danza. Purtroppo però i soldi erano pochi, le scuole di danza erano anche piuttosto lontane e quindi ho potuto iniziare seriamente a prendere lezioni di danza classica solo all’età di 16 anni. Da lì ho approcciato anche un po’ di danza moderna e poi a Milano, mentre studiavo all’università, ho seguito molti stage di danze popolari e storiche. Da ultimo, altro mio sogno, sono riuscita anche a studiare danze irlandesi con soddisfacenti risultati”.

La tua vita, quindi, pur nelle sue naturali fluttuazioni di alti e bassi è sempre stata dedita alla danza?

“Posso dire di sì, anche perché, pur nella malattia, ho cercato di sospendere la danza il meno possibile e questo mi ha aiutata molto a combattere il cancro perché mi ha dato la forza di reagire e di avere sempre una progettualità”.

Te la senti di raccontare le tappe della tua malattia e il sostegno della danza?

“Il cancro purtroppo è una malattia che distrugge nel corpo e nella mente. Io ho scoperto un tumore al seno nel giugno del 2017 che, inizialmente, sembrava meno grave di quanto in realtà non fosse. In cura allo IEO a Milano, dopo molti esami di approfondimento diagnostico e visite, hanno realizzato che tutto il seno destro fosse compromesso ed in parte anche il seno sinistro. Ho eseguito quindi una operazione di mastectomia con resezione totale dei seni e contestuale ricostruzione: un primo colpo da incassare, anche perché si toccava un pezzo di femminilità che porta con sé un certo valore simbolico. Io ho sempre chiesto di poter continuare a danzare e così ho fatto fino a pochi giorni dall’operazione. Poi, anche in ragione di alcune complicanze, ho dovuto abbandonare le mie scarpette per un paio di mesi. Con il chirurgo plastico dello IEO avevo fatto una scommessa, cioè che mi sarei ripresa in fretta e avrei potuto partecipare ad una gara di danze irlandesi: in effetti ho vinto la scommessa, complice anche il fatto che quel tipo di ballo non richiede di muovere molto le braccia, e custodisco con cura le medaglie vinte in quell’occasione che per me hanno un doppio valore”.

La danza, quindi, ti ha dato la forza di non abbatterti davanti a questo primo grande ostacolo della vita ma, purtroppo, per te le prove non sono finite.

“La danza certamente, come detto, è servita tanto per superare la cosa anche a livello psicologico ed in più mi ha anche aiutato a riprendere, piano piano, la motilità delle braccia. Accanto a questa mia grande passione c’è certamente la fede, l’amore delle persone care e i miei adorati gatti che non mi hanno mai abbandonata. Purtroppo però, poi mi è stata scoperta anche una massa alla pancia di 10 cm proprio mentre stavano valutando la cura ormonale più adatta per il mio caso. Questo ulteriore duro colpo devo dire che mi ha buttata a terra, non volevo operarmi nuovamente e togliere l’intero apparato riproduttivo femminile (perché questo mi era stato prospettato), anche per il valore simbolico dell’essere donna. Così ho deciso di resistere, sopportare i forti dolori alla pancia e continuare a danzare senza prestare attenzione ad altro. Nel luglio 2018, però, essendosi aggravata la situazione, ho dovuto per forza dare l’assenso ad un ulteriore intervento e debbo dire che, in quel caso, sono caduta in una profonda crisi per cui mi ero chiusa in me stessa e non volevo più fare nulla. Per fortuna le mie amiche mi hanno aiutata a ritornare ad affrontare la cosa con la mia consueta forza e sempre con l’aiuto della danza”.

Una vicenda di vita sicuramente molto provante e difficile da superare. Ma se dovessi dare un monito a tutte le persone, cosa ti sentiresti di dire?

“Mi verrebbero molti pensieri per la testa ma, sicuramente, invito tutti a fare attenzione alla prevenzione ma, prima di tutto, imparare presto a conoscere ed ascoltare il proprio corpo e ad amarlo prima che si presenti il problema di salute. Sicuramente la danza aiuta anche in questo, oltre che per avere un fondamentale progetto e per recuperare la voglia di vivere”.

A livello di sensibilizzazione sul tema delle malattie tumorali, cosa vuole raccontare?

“Da quando ho superato questi due grossi ostacoli di malattia, io cerco di parlare spesso ad eventi, manifestazioni e media, raccontando la mia storia personale e mostrando anche quei movimenti dolci della danza che a me hanno aiutato a guarire fisicamente. Sono sempre disponibile a partecipare ad iniziative di sensibilizzazione ed a parlare attraverso tutti i possibili mezzi di comunicazione. La danza è un dono per me e vorrei che lo fosse anche per gli altri. Nel 2019, dopo 10 anni di astinenza, sono anche tornata a scrivere un libro “Il gatto sul tutù”, composto da poesie e disegni”.

Vuoi aggiungere altro in conclusione?

“La mia vicenda è molto articolata e se ne potrebbe parlare per lungo tempo ma rischierei di annoiare. Una frase detta da una dottoressa, mia cara amica, quando ho dovuto asportare l’intero apparato riproduttivo, però mi sento di doverla veicolare per tutte le donne che si trovano come me ad affrontare questa situazione non facile. Questo medico mi ricordava che la donna non è tale per il seno, per i suoi organi riproduttivi o perché fa figli ma per la sua capacità di amare”.

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