Tra le vittime anche un avvocato, oggetto di atti persecutori, deliri e messaggi continui da parte di un 41enne di Subiaco.
Roma – Tre distinti provvedimenti restrittivi concernenti la delicata tematica del “Codice rosso”, nell’arco di ventiquattro ore. Tra il 15 e il 16 marzo gli investigatori del Commissariato di P.S. Distaccato di “Tivoli-Guidonia” hanno proceduto nei confronti di tre soggetti. Il primo provvedimento è stato eseguito nei confronti di S.M., di anni 50, residente a Guidonia Montecelio, al quale è stata applicata la misura cautelare del divieto di avvicinamento a una distanza non inferiore a 1 km dai luoghi abitualmente frequentati dall’ex compagna, dall’abitazione dei suoi genitori e della sorella, dalla scuola frequentata dai figli, ciò per il reato di maltrattamenti in famiglia subiti sin dal 2022.
All’uomo, che annovera precedenti per reati contro il patrimonio e contro la persona, è stato anche applicato il divieto di comunicare, direttamente o indirettamente, con la vittima con qualsiasi mezzo, inclusi i mezzi telematici, informatici o telefonici, nonché, per garantire una maggiore tutela della sua ex compagna, anche l’applicazione del braccialetto elettronico. Esigenze cautelari che trovano fondamento, come scrive il Gip del Tribunale che ha emesso il provvedimento, nella “…reiterazione delle condotte in danno dell’integrità psicofisica della persona offesa, che, con tutta evidenza, connotano la personalità dell’indagato come prevaricatrice e rivelatrice dell’incapacità di reprimere le pulsioni lesive dell’altrui integrità fisica e psicologica…”.
Nella quotidianità della donna, anche sul posto di lavoro, sempre più frequenti erano le aggressioni fisiche con morsi, calci, schiaffi, colpi in testa e tirate di capelli (“…Finché non ti esce il sangue non ti ho massacrata…”, le diceva l’ex compagno), le ingiurie, gli atti persecutori con minacce di morte persino con l’uso di un coltello (“…io ti porterò all’altare non sposandoti, ma nell’altro modo…” e “…mi faccio carcerà, ma ti ammazzo…”). La giovane aveva iniziato anche un percorso presso un Centro Antiviolenza poi da lei interrotto in quanto il compagno l’aveva convinta che era normale che le coppie litigassero. S.M. è risultato non nuovo a simili condotte persecutorie, poste in essere anni prima, con analogo modus operandi, anche nei confronti di una precedente compagna.
Peraltro, a riprova della sua pericolosità, non ha esitato a perseverare nella sua condotta persecutoria nei confronti dell’ultima compagna sebbene sottoposto a un provvedimento di ammonimento irrogatogli dal Questore di Roma. La seconda misura cautelare è stata eseguita dagli stessi investigatori del Commissariato di P.S. tiburtino nei confronti di F.A., 41enne di Subiaco (RM), al quale è stato applicato il divieto di avvicinamento a una distanza non inferiore a 500 metri dai luoghi abitualmente frequentati dal suo avvocato, vittima di atti persecutori (stalking). Circa 10 anni fa F.A. si era rivolto al legale per intentare una pratica risarcitoria conseguente a un sinistro stradale, ad esito della quale gli era stato accordato dall’autorità giudiziaria una liquidazione del danno pari a poco meno di un milione di euro.
Non ritendendosi soddisfatto, l’uomo ha iniziato ad assumere delle condotte persecutorie con toni farneticanti e deliranti, tempestando l’avvocato di telefonate e messaggi su Whatsapp, anche in orari notturni, presentandosi in continuazione presso il suo studio, ponendo in una condizione di inquietudine e preoccupazione anche collaboratori e dipendenti della vittima, nel fondato timore per la loro sicurezza e incolumità. Infatti, in un crescendo persecutorio, in un’occasione aveva lasciato sul tavolo dello studio le proprie medicine, in un’altra una tanica di benzina minacciando di dare fuoco allo studio.
In più occasioni F.A. ha manifestato le sue condotte persecutorie anche pedinando e avvicinando l’avvocato presso gli uffici giudiziari del Tribunale di Roma, costretto a richiedere l’intervento dei carabinieri per allontanarlo. In tale contesto, ad ulteriore tutela della parte offesa il Gip del Tribunale ha disposto l’applicazione del braccialetto elettronico, tuttavia rifiutato da F.A., al quale è stata pertanto aggravata la misura cautelare con l’applicazione anche del divieto di dimora nel Comune di Tivoli.