Sotto la lente della Dda i traffici nel carcere di Catanzaro: carabinieri e polizia penitenziaria eseguono 26 arresti. Il procuratore Capomolla. “Quadro inquietante”.
Catanzaro – Sgominati dalla Dda di Catanzaro due gruppi criminali che con la presunta complicità di funzionari e agenti della polizia penitenziaria gestivano un traffico di droga e cellulari nel carcere di Catanzaro. Tra gli arrestati c’é l’ex direttrice del carcere di Catanzaro, Angela Paravati, accusata, tra l’altro, di avere favorito, nel marzo del 2022, l’evasione di un detenuto.
L’operazione che ha portato all’esecuzione di 38 misure cautelari è stata condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Catanzaro e dal Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria. Per 16 dei 26 arrestati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre dieci sono finiti ai domiciliari. Sono stati eseguiti, inoltre, cinque obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, oltre alle sette sospensioni dall’esercizio delle funzioni per il personale penitenziario.
I reati contestati, a vario titolo, alle persone coinvolte nell’operazione sono associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e all’accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, concorso esterno nelle due associazioni, istigazione alla corruzione; corruzione con l’aggravante mafiosa, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, procurata evasione, falso e truffa ai danni dello Stato.
Sulla base di quanto accertato dall’inchiesta, nel carcere “Ugo Caridi” di Catanzaro-Siano operavano due bande che gestivano lo spaccio di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) all’interno della stessa casa circondariale, e l’introduzione, utilizzo e vendita di cellulari e sim card. “Un quadro particolarmente inquietante perché è avvenuto in un istituto penitenziario” ha spiegato il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, durante la conferenza stampa organizzata in seguito al blitz.
Nel corso delle indagini sarebbero emerse anche reiterate condotte omissive e commissive da parte di un direttore dell’amministrazione penitenziaria e di un funzionario della Polizia Penitenziaria, finalizzate ad acquisire la benevolenza dei detenuti per evitare difficoltà di gestione dell’istituto carcerario e pregiudizi di carriera.
Un agente della Polizia penitenziaria, invece, avrebbe ricevuto compensi da familiari di detenuti, riconosciuti vicini a famiglie e clan della criminalità organizzata siciliana e campana, per introdurre pacchi contenenti beni vietati, in cambio promesse di utilità economiche. Riscontrate altre condotte illecite di agenti circa i controlli sui pacchi in ingresso nel carcere e l’appropriazione di derrate alimentari.
Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo, disposto dal GIP, di carte prepagate che sarebbero state utilizzate da alcuni indagati per ricevere il denaro provento dalla vendita dei cellulari all’interno del carcere, nonché di una rivendita di tabacchi e di un negozio di telefonia gestiti da un imprenditore cosentino, che sarebbe organico all’associazione per delinquere finalizzata all’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, che avrebbe attivato e fittiziamente intestato le schede telefoniche da consegnare ai detenuti.