Liberate Ilaria Salis, no ad un processo politico

La situazione è critica ma la nostra connazionale deve essere tutelata dal Governo italiano che pare piuttosto morbido nei riguardi dei colleghi magiari.

BUDAPEST – Da quasi un anno è detenuta in carcere con l’accusa di aggressione in danno di due militanti neonazisti. Le sue condizioni di salute sono precarie a causa delle pessime condizioni igieniche della cella. Ilaria Salis, 39 anni, maestra e anarchica attivista monzese, dal febbraio scorso è stata relegata in una cella del lurido carcere di Fövárosi Bv. Intézet di Budapest dall’autorità giudiziaria magiara che le contesta il reato di aggressione nei confronti di due seguaci di Hitler consumatasi l’11 febbraio 2023 in occasione del cosiddetto “Giorno dell’Onore”, un raduno di estrema destra in cui si ricorda la caduta di un battaglione nazista per mano dell’Armata Rossa nel 1944. La manifestazione, vietata dalle istituzioni locali, si è tenuta lo stesso e Salis è finita in galera. I due balordi che inneggiavano al Fuher sono stati trasportati al pronto soccorso e dimessi, rispettivamente, con 5 e 8 giorni di prognosi.

La manifestazione neonazista svoltasi a Budapest

La nostra connazionale rischia dunque 16 anni di carcere per le ferite riportate dai due neonazisti nonostante abbia riferito alla polizia di non aver commesso il fatto ovvero di avere semplicemente manifestato contro una commemorazione vietata dallo stesso governo ungherese. Per quattro volte i legali di Salis hanno presentato istanza per la concessione degli arresti domiciliari in Italia ma la richiesta è stata sempre respinta per il “pericolo di fuga” accampato dai giudici ungheresi. Ilaria, in una lettera spedita ai suoi legali tramite l’Ambasciata italiana, ha raccontato le condizioni disumane in cui è costretta a vivere oltre agli abusi subiti. Durante le udienze l’antifascista italiana è stata tenuta al guinzaglio da un poliziotto e trascinata con mani e piedi legati da una catena.

Con lo scopo di “sessualizzarla ed umiliarla” è stata obbligata ad indossare un paio di stivali con tacchi a spillo di alcune taglie più piccole. Dal giorno del suo arresto e per più di un mese Ilaria non si è potuta cambiare nemmeno la biancheria intima, non aveva carta igienica, né assorbenti e sapone per lavarsi. La cella di 3 metri per 3 è sporca sino all’inverosimile e invasa da insetti e roditori. La donna non ha potuto nemmeno assumere antistaminici per l’allergia provocata dalle terribili cimici che si nascondono nel materasso lercio a sua disposizione. Per sette mesi Ilaria è stata segregata dietro le sbarre senza poter vedere o parlare con nessuno. Insomma condizioni da lager nazista che ci ricordano le fedelissime SS ungheresi le cui nefandezze nei riguardi degli ebrei furono superiori a quelle perpetrate dalle stesse Schutz Staffell tedesche considerate la ”schiera di protezione” del fondatore del Terzo Reich.

Nel frame del video non si vede Ilaria Salis

La senatrice Ilaria Cucchi, parlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra, ha presentato alla stampa il comitato “Liberiamo Ilaria Salis” con lo scopo di accendere i riflettori sulla vicenda. All’incontro con i giornalisti c’era il padre di Ilaria, Roberto Salis, e i due avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini che hanno evidenziato le notevoli difficoltà che incontreranno durante il processo che inizierà il 29 gennaio prossimo. Per Ilaria si prospetta dunque un processo politico che vede il governo magiaro sempre più attivo nella repressione degli attivisti di una certa “estrema sinistra europea” che cerca di opporsi ai rigurgiti nazifascisti e antisemiti di questi ultimi anni:

Roberto Salis e la senatrice Ilaria Cucchi

” Ci auguriamo che ci sia un’azione da parte del nostro governo e dei nostri canali diplomatici – scriveva nel dicembre scorso Roberto Salis rivolgendosi alla premier Giorgia Meloni, ai ministri Antonio Tajani e Carlo Nordio e ai presidenti di Camera e Senato – È inaccettabile che un cittadino possa ritrovarsi in una situazione così irreale e credo sia disarmante per un italiano sapere che, qualora si trovasse in una situazione così, non può contare neanche su una risposta”.

Manifestazione a Milano per la liberazione di Ilaria

Per sei mesi i genitori non hanno potuto vedere la figlia ma considerati i buoni rapporti fra il governo Meloni e il premier ungherese Viktor Orbán si spera in un tempestivo intervento risolutivo. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a proposito del caso Salis, è stato però lapidario: “Lasciatemi dire che sono rapporti difficili perché, magari noi dimentichiamo, ma molti Stati non lo fanno”. Il Guardasigilli si riferiva a Silvia Baraldini, condannata a 43 anni dagli Stati Uniti per reati connessi al terrorismo e accolta in Italia con pifferi e tamburi per poi scontare solo una parte della pena. Un confronto che calza stretto.

Petizione “Liberate Ilaria Salis“: https://chng.it/prmjFcDWvZ

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