Subisce violenza sessuale e i familiari cercano di farla ritrattare: 4 arresti

Il fratello e la sorella e i rispettivi compagni avrebbero fatto pressioni sulla giovane istigandola addirittura al suicidio.

Reggio Calabria – Dopo aver subito una violenza sessuale avrebbe anche subito le pressioni e le vessazioni, ripetute, di alcuni suoi stessi familiari, in particolare dal fratello, dalla sorella e dai rispettivi compagni, contrari alla scelta della giovane di denunciare quanto accaduto, avrebbero tentato costantemente di ostacolarne la collaborazione con gli investigatori, provando in svariati modi a farle ritrattare quanto già dichiarato davanti all’Autorità Giudiziaria. I quattro sono ora agli arresti domiciliari per violenza o minaccia per costringere a commettere reato ed intralcio alla giustizia, commessi in concorso tra loro. Ad arrestarli, gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Palmi, coadiuvati da personale dell’UPGSP della Questura di Reggio Calabria.

L’attività investigativa, condotta sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal Procuratore Emanuele Crescenti, è strettamente collegata alla recente “Operazione Masnada” che aveva portato all’individuazione di 20 soggetti, alcuni anche minorenni, accusati a vario titolo di violenza sessuale di gruppo aggravata nei confronti di due vittime minorenni, alcuni dei quali legati da parentele a vari esponenti di vertice di cosche di ‘ndrangheta.

I poliziotti infatti, nel proseguo delle indagini, hanno accertato svariati e reiterati episodi di vessazione subìti da una di quelle due giovani vittime da parte dei propri familiari, in particolare dal fratello, dalla sorella e dai rispettivi compagni, che, contrari alla sua scelta di denunciare, hanno costantemente tentato di ostacolarne la collaborazione con gli investigatori, tentando in svariati modi di farle ritrattare quanto già dichiarato davanti all’Autorità Giudiziaria.

Oltre ad averla invitata a compiere gesti suicidari ed aver disattivato la scheda telefonica in uso alla stessa simulandone uno smarrimento, tra i diversi episodi acclarati, è emerso come gli indagati avessero anche tentato di costringere la ragazza a sottoporsi ad una visita psichiatrica, con il chiaro intento di ottenere una certificazione medica attestante la sua non capacità di intendere e di volere, rendendone così inutilizzabili ed inattendibili le dichiarazioni.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa