Il Centro di Permanenza per il Rimpatrio è da tempo oggetto di polemiche a causa delle condizioni degradanti in cui sarebbero relegati gli stranieri detenuti.
Milano – Ispezioni e perquisizioni a sorpresa stamani da parte dei finanzieri a Milano nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di via Corelli, nel capoluogo lombardo. Le ipotesi investigative al vaglio degli inquirenti riguardano episodi di frodi nelle pubbliche forniture e la turbata libertà degli incanti, realizzate dalla società aggiudicataria dell’appalto per la gestione del Cpr stesso, Lla Martinina Srl. La società ha vinto lo scorso anno l’appalto da oltre 4 milioni di euro per gestire i 72 posti del centro, che è sotto la responsabilità del ministero dell’Interno. Un centro che da tempo è al centro delle polemiche per il sovraffollamento, per le espulsioni poi nella pratica impossibili e per le condizioni in cui gli stranieri si ritrovano a vivere.
Le verifiche riguardano anche le condizioni in cui vivono gli stranieri in attesa di rimpatrio. Si tratta di irregolari, senza documento di soggiorno o raggiunti da un provvedimento di espulsione, su disposizione del Questore possono essere trattenuti in via amministrativa. Possono essere trattenuti nel entro di permanenza al massimo per sei mesi, tempo nel quale deve essere eseguita l’espulsione.
Nel recente passato il centro, aperto nel 2001, ha attirato molte polemiche a causa delle pessime condizioni di vita degli stranieri ospitati. Nel corso degli anni, diverse organizzazioni per i diritti umani e associazioni hanno denunciato il sovraffollamento, l’isolamento, le limitazioni all’accesso ai servizi sanitari, la mancanza di informazioni chiare sui diritti dei detenuti e il trattamento inumano o degradante.
Al momento sono indagati l’amministratore di diritto della società, Consilia Caruso, e quello di fatto, Alessandro Forlenza: dovranno rispondere di turbativa d’asta e frodi nelle pubbliche forniture.