I raggiri sfruttavano le condizioni di fragilità delle vittime. Almeno 68 i casi, ma potrebbero essere molti di più. Solo nell’ultimo anno le persone arrestate per reati simili sono 130.
Roma – Undici persone sono state arrestate stamani nell’ambito di una vasta operazione condotta dalla polizia e coordinata dalla Procura di Roma. Tutte dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di estorsione, truffa aggravata ai danni di persone anziane ed in stato di minorata difesa, furto aggravato, utilizzo fraudolento di carte di credito (sottratte alla vittime), sostituzione di persona, nonché di porto illegale di più armi da fuoco, fucili e pistole.
Alcuni di loro hanno gravi precedenti per reati contro il patrimonio e la persona, in taluni casi inseriti in contesti di criminalità organizzata. Ben 68 episodi delittuosi ai danni delle vulnerabili vittime con ingenti profitti, costituito dal denaro e dagli oggetti di valore degli anziani custoditi nelle case. Ma non si esclude possano essere di più. I delitti sono aggravati dalla circostanza di essere stati compiuti ai danni di soggetti deboli e vulnerabili, in condizioni di minorata difesa, in avanzata età ed affetti da gravi patologie mentali e fisiche.
Gli arresti sono stati effettuati dai poliziotti della Squadra Mobile romana e del commissariato Viminale, insieme agli agenti II Gruppo Parioli della Polizia Locale di Roma Capitale, con l’ausilio della Squadra Mobile e della Polizia Locale di Napoli.
Le indagini sono scaturite da una serie di denunce di truffe consumate nella Capitale nel dicembre 2021 fino al settembre 2022 e perpetrate sempre con lo stesso stratagemma: i truffatori si presentavano alla anziana vittima come avvocato o appartenente all’Arma dei Carabinieri, prospettando un imminente pericolo o grave danno per un familiare che poteva essere evitato versando una consistente somma di denaro per evitare l’arresto. Gli agenti hanno quindi appurato l’esistenza di una strutturata associazione, operante su tutto il territorio nazionale e a Roma, con base nel centro storico di Napoli, dove era collocato il “centralino” da cui partivano le telefonate e dove confluivano i proventi dei delitti. Sul posto si recavano gli esecutori materiali delle truffe, che rimanevano però in costante contatto con i complici presenti a Napoli, da cui ricevevano ordini e direttive.
L’organizzazione era capeggiata da due uomini appartenenti ad una famiglia abitante nella zona dei Tribunali e di Largo Donnaregina, nel centro storico di Napoli.
Il promotore ed organizzatore dell’associazione, un uomo di 47 anni, elaborava i “piani” criminali, indottrinava i sodali sul modus operandi, individuava le vittime e riceveva e suddivideva tra gli associati i proventi dei reati. L’altro promotore, un trentasettenne, procurava i “citofoni”, telefoni cellulari con intestazioni fittizie usati solo per commettere la singola truffa e poi gettati, ma rinvenuti e successivamente analizzati dalla polizia giudiziaria.
I promotori avevano assoldato un perlustratore che forniva le indicazioni delle vie più appetibili, scelte tra quelle più tranquille, solitamente in zone residenziali e potenzialmente abitate da persone facoltose. Le abitazioni individuate erano preferibilmente prive di portierato o dei sistemi di video sorveglianza. All’organizzazione collaboravano anche due donne. Una, 53enne si occupava del reclutamento degli “esattori” ed operava nella sua abitazione, sita nei “bassi” di Largo Donnaregina in Napoli, dove venivano svolte alcune riunioni operative e da dove partivano molte delle telefonate alle vittime. La donna era anche la custode della maggior parte dei soldi e delle utilità dell’organizzazione criminale, provento dei delitti ed aiutava i capi del gruppo criminale nella gestione e nel reclutamento dei sodali.
L’altra donna, di 57 anni, oltre ad aiutare i sopra citati anche nel custodire i soldi, aveva il compito di proteggere i sodali e in caso di arresti o denunce di procurare i difensori da nominare. Le due donne facevano anche da telefoniste con il preciso compito di contattare le vittime, fingendosi talvolta come “Carabiniere e/o Avvocato”, a cui rappresentavano falsamente il coinvolgimento in problemi di giustizia o di polizia di un familiare (generalmente figlio o nipote).
Infine gli altri indagati, dopo aver ricevuto l’input da Napoli, si recavano presso le abitazioni delle vittime dove asportavano tutto il denaro o preziosi, spesso i risparmi di “una vita” dei malcapitati anziani.
Della rete facevano parte anche altri associati, di supporto ai “riscossori” e ai “telefonisti”, che per far apparire più veritiero il cosiddetto “incidente”” occorso al familiare, fingevano, per telefono, di essere proprio lo stesso congiunto in difficoltà, così contribuendo a far cadere nel raggiro le povere vittime.
Gli agenti hanno sequestrato 65 mila euro in contanti e numerosi gioielli in oro, probabile provento delle truffe realizzate in questi mesi.
Nell’ultimo anno ben 130 persone sono state arrestate dalla Questura di Roma e dai Carabinieri del Comando Provinciale della capitale per truffa o estorsione ai danni di persone anziane e in stato di minorata difesa.