Sanità – Ugl: pronto soccorso allarme rosso

La Sanità pubblica è allo sbando e a risentirne maggiormente sono i presidi d’emergenza ormai “in coma”. Da più parti si parla di interventi ma l’attuale situazione non fa ben sperare per il futuro. E a farne le spese sono i pazienti, specie quelli più bisognosi.

Roma –Lo stato da girone dantesco dei Pronto Soccorso, da noi più volte denunciato, è tema ora di una inevitabile indagine conoscitiva voluta dalla Commissione Affari Sociali e Salute della Camera. È un passo dovuto che deve essere propedeutico ad interventi rapidi, atti a decongestionare lo stazionamento dei pazienti e consentire agli operatori sanitari di lavorare in condizioni di sicurezza massima assolvendo nel miglior modo possibile al loro compito – dichiara il segretario nazionale UGL Salute Gianluca Giuliano – La riforma della medicina territoriale stenta a decollare ed è palese come ad oggi non esista una barriera che intercetti pazienti diretti nei reparti di prima emergenza degli ospedali che potrebbero invece essere assistiti al di fuori di questi…

Così si mandano al collasso i Pronto Soccorso. Inoltre, la carenza di posti letto non consente di smaltire i casi più complessi. In questa situazione, con pazienti ammassati e privati di privacy e dignità, con parenti esasperati e in alcuni casi minacciosi, si trovano a prestare la loro opera i professionisti della sanità. Che sono pochi e costretti a turni ininterrotti. C’è un prima appunto che mette in crisi i Pronto Soccorso, ma anche un dopo. Come il caso dei bed-blockers: anziani restano per settimane sulle barelle e che potrebbero essere dimessi, ma restano in carico all’emergenza-urgenza perché non sarebbero in grado di ricevere un’assistenza adeguata alle loro patologie… 

…Apprezziamo lo sforzo computo dal ministro Schillaci per ottenere l’aumento di 3 miliardi di euro destinati al Fondo Sanitario Nazionale e concordiamo nella richiesta di uno sforzo condiviso e responsabile per superare la fase emergenziale della pandemia ed iniziarne una nuova con il reclutamento di personale medico, infermieristico e sociosanitario. Il rafforzamento degli organici dovrà però procedere di pari passo con l’aumento degli stipendi e il miglioramento delle condizioni di sicurezza per frenare il fenomeno dell’abbandono. È un momento cruciale per il SSN italiano che deve tornare ad essere al servizio dei cittadini“.

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