Cartiere fantasma nel Piemontese, 85 milioni di euro “volati” in Cina

Regista della frode, svelata dalla Gdf nell’operazione “Muraglia di carta”, un commercialista milanese sconosciuto al Fisco. Coinvolti anche due cittadini cinesi e due marocchini.

Bra – Cinque persone di nazionalità italiana, marocchina e cinese arrestate e il sequestro di oltre 85 milioni di euro, frutto di autoriciclaggio: è questo il bilancio dell’indagine condotta dalle Fiamme gialle di Bra (Cn) nei confronti di una rete di imprese fantasma del Piemontese. L’operazione, svolta con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Asti, ha prodotto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il capo dello schema criminale, un commercialista di Milano, e per due cinesi e due fratelli marocchini, questi ultimi agli arresti domiciliari.


L’operazione è stata denominata “Muraglia di carta”, in quanto milioni di euro sono stati bonificati, quasi senza soluzione di continuità, verso diversi Paesi esteri, principalmente in Cina, a fronte dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di cartiere rappresentate solo formalmente da cittadini cinesi, che fungevano da “teste di legno”.

L’indagine ha appurato inoltre che circa 300 imprese hanno ottenuto benefici dalla frode fiscale, portando in dichiarazione fatture per operazioni inesistenti. L’attività di polizia giudiziaria, che ha portato a decine di perquisizioni, ha consentito di bloccare le somme presenti sui conti degli indagati e delle imprese coinvolte nella frode.

La frode fiscale scoperta ha riguardato oltre 300 aziende

Tutto è partito da un controllo fiscale della GdF nei confronti di un imprenditore cinese, stabilitosi a Bra; le successive indagini hanno permesso di ricostruire il quadro criminoso e svelare l’esistenza di una rete di cartiere rappresentate da prestanome di nazionalità cinese.

I due fratelli marocchini, invece, hanno provveduto alle dichiarazioni amministrative necessarie per l’avvio delle attività di alcune di esse, compilandole con dati palesemente falsi, mentre il commercialista operante a Milano è risultato essere il regista di tutto il disegno criminoso; lo stesso, peraltro, a fronte di lauti guadagni dal 2001 risultava sconosciuto al Fisco.

L’importo complessivo delle somme trasferite all’estero dalle sei società risulta essere pari ad oltre 85 milioni di euro, prodotto del reato di autoriciclaggio.

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