Il baratto del Cairo: grazia per Zaki, nessuna verità per Regeni

L’Egitto ha graziato l’attivista Zaki, ma ha fatto spegnere i riflettori sul caso Regeni. Ora il processo per la morte del ricercatore è ad un binario morto. Lo studente egiziano snobba i rappresentanti di Governo ma la Meloni spegne le polemiche.

Roma – Attendono giustizia i genitori di Giulio Regeni. E lo fanno dal 25 gennaio 2016, data in cui il ricercatore italiano è stato rapito a Il Cairo, nel giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir. Il corpo è stato ritrovato senza vita il 3 febbraio nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.

Dopo sette anni il processo è ancora fermo. Perché incagliato alla Procura di Roma visto che l’Egitto non intende comunicare le residenze degli uomini ritenuti colpevoli della morte dell’attivista ai magistrati romani.

Il processo è stato infatti bloccato un anno fa dalla Cassazione, dal momento che i recapiti dei quattro agenti della National security, il servizio segreto civile egiziano, imputati per le torture e l’uccisione di Regeni sono sconosciuti.

giulio regeni
Giulio Regeni

Così se i quattro agenti sono “irreperibili” e se manca un intervento normativo da parte dell’Italia, il processo non può essere fatto. Alla luce di tutto questo sembra che il Governo abbia deciso di cancellare il dossier della morte del ricercatore dalla priorità.  O anzi, sembra che  abbia “barattato” la grazia di Patrick Zaki con la verità sul caso Regeni.

Ecco perché la liberazione dello studente egiziano potrebbe essere considerata dal presidente dell’Egitto, al-Sisi, la chiave per chiudere il procedimento penale e mettere dunque la parola fine alle tensioni tra i due paesi dopo il rapimento, il pestaggio e la morte del ricercatore Giulio Regeni.

La decisione di al Sisi prova ad aprire una nuova stagione diplomatica fra Egitto e Italia. Ma dopo la liberazione di Patrick Zaki, (che oggi ritornerà in Italia) la morte del giovane ricercatore non deve essere cancellata dalle priorità del governo.

Tuttavia il ministro degli Esteri, nonché vicepremier, Antonio Tajani, ha più volte ribadito che il Governo non ha fatto baratti. “Nessun baratto su Regeni, nessuna trattativa sottobanco. Il governo è stato in grado di far tornare in Italia un giovane ricercatore che rischiava di restare ancora un po’ di tempo in carcere, noi siamo riusciti ad ottenere questo risultato e mi pare che non sia un risultato di poco conto“, ha detto a Radio 24.

Una liberazione, quella di Zaki, che tutto il mondo attendeva. In particolare per le accuse mosse relative ad alcuni post su Facebook, che hanno fatto pensare a un tentativo di censura da parte del governo egiziano.

patrik zaki
Patrick Zaki

Ma il tempo passa e la memoria si indebolisce. E diminuiscono le amministrazioni con lo striscione dedicato al ricercatore.

E in questo vuoto il presidente egiziano ha iniziato il processo di restyling della propria immagine. Insieme a Zaki ha concesso la grazia anche a Mohamed al-Baqer, l’avvocato di Alaa Abdel Fattah, il più famoso prigioniero politico egiziano.

E non solo, visto che sta promuovendo l’idea di un dialogo nazionale egiziano, fatto di incontri tra esponenti della politica e della cultura.

IL MEMORANDUM

A far proseguire il processo di “disgelo” tra Italia ed Egitto potrebbe inoltre essere il memorandum che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha siglato con  il presidente tunisino Kais Saied. Un accordo che, nato sulla carta per contrastare il traffico di essere umani ma in pratica creato per “bloccare” i flussi migratori, è stato spacciato come un “modello per costruire nuove relazioni con i vicini del Nordafrica”.

Stando all’accordo, Bruxelles metterebbe a disposizione 105 milioni di euro – parte del pacchetto di fondi della dimensione esterna – per sostenere Saied nel blocco delle partenze, allo stesso tempo verrà facilitata la migrazione regolare dalla Tunisia ai paesi europei.

Come dichiarato da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, l’Unione europea aumenterà “il coordinamento nelle operazioni Sar e nel controllo delle frontiere e sui rimpatri nel pieno rispetto del diritto internazionale“.

Abdel Fattah al-Sisi

Ed è proprio in questa “zona” che al-Sisi potrebbe muoversi e inserirsi. Non sarebbe da scartare l’ipotesi secondo cui  il presidente egiziano potrebbe voler aderire al “Piano Mattei per l’Africa”, il piano di cui ha più volte parlato Meloni e che verrà presentato a novembre.

Un piano che nascerebbe come “modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo“, ha detto la premier.

LA CONFERENZA INTERNAZIONALE SU SVILUPPO E MIGRAZIONI

Nel frattempo la Capitale proprio oggi, domenica 23 luglio, ospita la Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni che, organizzata su iniziativa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella sede del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, intende avviare “un percorso internazionale per attuare misure concrete per la crescita e lo sviluppo del Mediterraneo allargato e l’Africa”, come scritto in una nota di Palazzo Chigi.

Enrico Mattei, compianto presidente dell’Eni, da cui prende nome il Piano

E non solo. Perché tra gli obiettivi c’è anche quello di “affrontare le cause profonde dei flussi irregolari per sconfiggere l’attività criminale dei trafficanti di esseri umani e individuare soluzioni a tutela dell’ambiente, cogliendo le sfide della diversificazione energetica e del cambiamento climatico”.

A Roma si troveranno dunque i leader di quasi tutti gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa, i vertici delle Istituzioni europee e delle Istituzioni finanziarie internazionali. Nazioni di origine, di transito, di primo arrivo in Europa e partner come gli Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo.

Saranno dunque presenti il primo ministro dell’Egitto Madbouly e il presidente tunisino.

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